LORENZO M.  "Microcosmico"
   (2019 )

Il sound dell’esordio di Lorenzo M., al secolo Lorenzo Meazzini, si caratterizza per un pop d’autore delicato, e il titolo dell’EP col quale si presenta è pertinente al contenuto: “Microcosmico”. Sono 5 canzoni che mostrano una visione semplice e simpatica, seria ma leggera, periferica e universale. Chiaro come l’acqua, inizia con “L’acqua”, un elogio all’H2O: “L'acqua sia benedetta, non dai preti o dai burocrati in cravatta, ma dalle rughe e dalle mani di chi zappa, sia benedetta. Alle acque da cui nacque Venere torneremo quando torneremo cenere, l'acqua è casa tua, proteggila da ogni malattia”. Fermiamoci qui, il pensiero va subito alla Miteni di Trissino (Vicenza), nota per aver condannato le acque del Veneto ad essere inquinate dal PFAS per almeno altri trent’anni da ora. Ecco come una canzone cantata quasi sottovoce, evoca cose che sarebbero da urlare: “Avessi la magia, la spazzatura la trasformerei in poesia”. “Astronauta” ha un ritornello cantato in maniera incalzante à la Daniele Silvestri. I suoni di chitarra con tremolo ci ambientano nel topoi dello spazio, e anche se il brano dura poco più di due minuti, resta un episodio eclatante. “Da piccolo volevo fare l’astronauta per viaggiare su nell’orbita, ma ho soltanto una bici di proprietà, non sarà uguale però faccio attività e respiro l’aria fresca, non si paga e appaga l’anima”. “Gipsy dance” gioca con un levare zingaro, e il cantato sovrappone un’ottava bassa a un’ottava alta in odore di Ivan Graziani. Parole ironiche per un amore che vuole resistere al tempo: “E quando i fianchi si allargheranno, e anche le tette cadranno giù, io che già ti amo adesso ti amerò sempre di più, fra i tuoi fermagli neri troverai appesi i miei desideri, non saremo mai stanchi nemmeno coi capelli bianchi”. Lo sguardo incantato prosegue con “DISordine”, dentro una camera in soqquadro: “E quanti libri sparpagliati (…) le monetine sparse sul parquet mi fan sentire re. È senza il tuo disordine che vado totalmente in disordine. Ed il rossetto, stasera quale metto per farmi bella per te? Dove l'ho messo? Amore cercalo per me, dove l'ho messo dove diavolo l'ho messo?”. Nella seconda strofa, questa ricerca del rossetto è ripetuta in maniera ossessiva, descrivendo la confusione della donna di cui è innamorato chi la osserva. L’EP si conclude con “Paesano”, che fa capire la provenienza di questi occhi così rilassati: “Sono un paesano cresciuto in mezzo al grano (…) posto dove regna la magia, un posto dove dico è casa mia, un posto senza grandi magazzini è un posto dove sentirsi più vicini (…) pregare il cielo che il sole vinca il gelo. Qui tutto scorre più lento, forse un po’ fuori dal tempo”. Una fisarmonica suggella la suggestione malinconica del brano, lasciata a fine brano da sola, tra campane e voci lontane “nella provincia, dove tutto finisce, niente comincia”. Un microcosmo di emozioni tanto familiare, che fa apprezzare la personalità e l’umanità di Lorenzo M. (Gilbero Ongaro)