LEMUR + REINHOLD FRIEDL  "Alloy"
   (2020 )

Abbiamo appena visto il prolifico pianista compositore tedesco Reinhold Friedl, alle prese col suo nuovo lavoro targato zeitkratzer, affondare nel jazz col suo consueto approccio sperimentale. Contemporaneamente, esce anche un album, “Alloy” (appena uscito per Sofa Music), in cui collabora con il quartetto Lemur, composto da flauto, corno, violoncello e contrabbasso. I cinque insieme creano una nuova frontiera di caos (dis)organizzato, utilizzando gli strumenti musicali in modi alternativi, percussivi e rumorosi, e andando anche a cercare di sviscerare i timbri originali, fino a renderli quasi irriconoscibili. Le tracce di “Alloy” si chiamano tutte “Component”, accompagnate da un numeri ordinali. In “I” le corde rimbalzano furiosamente, e successivamente stridono. Con un po’ di fantasia, sembra la sonorizzazione di microorganismi osservati al microscopio. In “II”, nonostante sappiamo dell’assenza di violini, possiamo ascoltare violoncello e contrabbasso produrre acuti penetranti, e un approccio bartokiano nell’improvvisazione (per i profani: gli archi dei film horror). Anche il corno compie un bell’esercizio di dissimulazione, qua e là. L’unico che si fa sempre sgamare è il flauto, che nel suo cinguettio virulento non perde mai la personalità brillante. A parte in “III”: il trillo che compie su una singola nota, fa spiccare il fiato sul suono, fino ad imitare un treno che parte e sbuffa. Qui l’aria è più tesa, sebbene i suoni siano meno agitati: suspense. Riapre la fabbrica in “IV”, tra archi che producono rumori simili a cassette degli attrezzi, fatte vibrare con dentro chiavi inglesi e cacciaviti. Il flauto si trasforma in telefono, per poi tornare su lunghe note inquietanti. L’astrazione continua nel capitolo V, e il risultato è quello di suoni che sembrano lontani disturbi radiofonici. I fiati rendono la loro consistenza di tubi all’inizio del sesto capitolo, e qui e nel settimo si avverte il pianoforte, ma non suonato sui tasti, bensì direttamente sulle corde preparate dello strumento. Il finale è tranquillissimo, la quiete dopo la tempesta. Friedl è sempre ambasciatore dei progetti più arditi. I Lemur sono da tenere in considerazione, se siete in confidenza con il mondo atonale e sperimentale. (Gilberto Ongaro)