THE PANIC CHANNEL  "ONe"
   (2006 )

Furono in molti a ritenere che la reunion dei Jane’s Addiction – uno dei gruppi americani più influenti degli ultimi 20 anni – si sarebbe rivelata un fuoco di paglia, e puntualmente le strade di Dave Navarro e Perry Farrell si sono di nuovo separate. Tocca per primo al tenebroso chitarrista losangelino rimettersi in gioco, dopo aver cooptato il carneade Steve Isaacs come frontman e conservando la sezione ritmica dell’ultima incarnazione di Jane tossica. Il risultato è “ONe”, attesa prima opera della nuova band di Dave. Il quale in questo lavoro riconferma le doti hard rock che ne fecero il chitarrista-mito della Lollapalooza generation oltre 3 lustri orsono. I suoi Panic Channel hanno infatti forgiato un’opera più che dignitosa, certamente debitrice dell’alternative e del grunge anni 90 (peraltro figli di album come “Nothing’s shocking”) ma sufficientemente vivace e potente da lasciare il segno, in un periodo in cui tanti gruppi neo-rock sembrano utilizzare le chitarre più come accessori, o gadget da sfilata di moda. Navarro in tal senso è sempre un maestro, e lo si evince subito, quando esplodono in apertura due pezzi particolarmente ispirati: “Teahouse of the sprits” e “Left to lose”, in cui le consuete leghe chitarristiche di matrice funky-addiction vengono trasfigurate verso ineffabili umori grunge. Tolto il singolo “Why Cry”, episodio un po’ruffiano e Mtv-friendly nel suo ripercorrere i binari Hoobastank-Incubus, tutto il marchio di fabbrica di “One” è dunque un hard lussureggiante, sorretto da vampate efficaci: ottimi sono i risultati di questa scelta in “Awake”e “Blue bruises”, in cui emerge anche Isaacs con un timbro vocale enfatico azzeccato. Una miscela indubbiamente non più esplosiva e sofisticata come un tempo, ma sempre godibile. Sono meno convincenti invece quei momenti in cui Navarro ripercorre i sentieri delle perle psichedeliche che hanno fatto la leggenda dei Jane’s Addiction, in brani mitici come “Summertime rolls” e “Then she did”: ballate come “Outsider”, “Bloody Mary” e “Listen” presentano fraseggi chitarristici sontuosi e atmosfere sognanti che – nonostante una punta di autoindulgenza – quasi rinnovano il miracolo, ma manca quel quid dato dall’inarrivabile timbro sciamanico di Farrell. Per altro intrigante suona il tour de force di “Night_one”, 8 minuti in cui Navarro insegue i fantasmi della celeberrima “Three days”, riuscendo a sfornare piacevolissimi canditi psyco-hard. Il buon Dave può decisamente essere soddisfatto del lavoro svolto e si conferma un musicista da applausi: a differenza dei suoi ex sodali Red Hot Chili Peppers, ormai ridotti a scimmiottare i Foo Fighters in video orribili e a diluire sempre più la loro formula a uso e consumo di superficiali platee. (Junio Murgia)