SONIA SPINELLO & ROBERTO OLZER  "Silence"
   (2022 )

“Silence”, album di Sonia Spinello & Roberto Olzer, è la suggestione fatta musica. Uscito per Abeat Records, il disco è fatto essenzialmente con quattro strumenti: la tenera voce di Sonia Spinello, il pianoforte di Roberto Olzer, il violino di Eloisa Manera e il violoncello di Daniela Savoldi. Queste ultime due partecipano anche con la voce, e poi in alcuni brani ci sono ospiti: Massimo Valentini al sax soprano e Andrea Zaninetti al bansuri.

Al di là delle descrizioni tecniche (spesso Spinello e Manera cantano e suonano all'unisono), la musica nel suo complesso va alla ricerca di una morbidezza smisurata, fin dalle intenzioni di alcuni titoli (“Softly”). Un sentimentalismo moderno, figlio di Cacciapaglia ed Einaudi per quanto riguarda i tasti bianchi e neri. La voce trasporta l'idea soave generale, anche nella “Intro” che ci inganna, perché invece quella è un minuto di violino e violoncello percossi in maniera ruvida.

C'è spazio per assoli, come quello impazzito di violino nella sopracitata “Softly”, ma anche code di improvvisazione rimate, che strizzano l'occhio al folk, come il finale di “Attimi”. Siamo a metà strada tra jazz e folk, ma nell'accezione della world music. I testi cercano di parlare direttamente all'anima: “Sorriderai scoprendoti. Capirai ascoltandoti”. Ma più spesso, Sonia si abbandona a vocalizzi di sillabe, o direttamente alle “ooo” di “Silence”, la malinconica ma dolcissima titletrack dell'LP.

Nei dieci minuti di “Mare” c'è l'immagine figurata di ciò che questa musica vuole essere: un mare dove perdersi e, come si canta in “Attimi”, “riconoscersi”. Però nel mare “non saprai distinguere lacrime e verità. Resterai immobile, e di notte poi non sai che freddo fa”. La coda qui diventa rumoristica, tra le voci di sfondo che ripetono “com com com”, gli archi che percuotono le casse dei loro strumenti, Spinello che improvvisamente parla in un'altra lingua.

Sentori soul arrivano in “Consequences”, mentre il pianoforte gioca a sorprendere con le progressioni armoniche, e qui c'è l'assolo di sax soprano, che sta anch'esso dentro l'intenzione suggestiva del disco. In “Heimweh” il ritmo è un saltellante 3/4 con gli archi pizzicati; gli accordi di levare del pianoforte però sono morbidi, e così arrotondano la musica, un po' piovanesca. Il pizzicato è presente anche in “Ascoltare”, dove si cercano “i messaggi più profondi dell'anima”, anche se poi Sonia canta: “Non riesco a ricordare cosa la mia anima mi vuole dire”.

Si passa al cantato in inglese in “Rain” e “Tell me”, e nella seconda, la voce è raggiunta dal bansuri, il flauto indiano di bambù che permette quelle scivolate (slide) di note che fanno tanto emozionare sempre. Per chiudere coerentemente con il concetto, l'ultima traccia “Il silenzio” sono 9 secondi di effettivo silenzio totale. Questo disco non lo puoi ascoltare in macchina, né quando hai fretta. Va ascoltato con estrema calma, in casa con te stesso, o diffuso in un prato, dove stenderti su “questa terra così calda”, mentre il fiume ti culla come un bimbo fino al mare. Una carezza di musica, che se hai appena passato una giornata stressante e annichilente, potrebbe commuoverti e rimettere in ordine la tua anima. (Gilberto Ongaro)