FABIO CAUCINO  "Exit - Piano B"
   (2023 )

Quand’è che ci renderemo conto che l’ardua sfida della canzone qualitativa è quella di ri-eleggere la musica come espressione universale per ridestare tematiche prossime alla rassegnazione?

Occorre, però, far presto affinchè il popolo torni a ragionare con senso critico, per riprovare la fierezza di riconoscersi in una comunità. In tal senso, l’ennesimo tentativo di farcelo capire lo lancia Fabio Caucino, cantautore torinese, con all’attivo un baule di 5 album ed un’infinità di collaborazioni e condivisioni di palco con giganti vari (Bersani, Capossela, Subsonica, Bollani, Baccini ecc.).

La sua proposta si chiama “Exit – Piano B”, comprensiva di 9 pezzi audaci, coriacei, abrasivi, tenaci, carichi di energia allarmistica verso le storture sociali e le incongruenze ideologiche che allignano nel quotidiano. All’opera, contribuiscono gli apporti testuali di Erri de Luca e Stefano Benni (quello del cult-book “Bar sport”) in due brani: “La stessa storia” e “Anima”.

La prima, viene insignita dell’onore dell’apertura con un incisivo rimarcamento di parole, ben scandite dal Nostro, sorretto da un cocktail sonoro disarmante, mentre alla seconda è concessa la chiusura, modellata in elegante cornice jazzy-ballad. Invece, in itinere delle restanti tracks, sfilano la dissonante e sax-osa “Rimango solo”, il vibrante proclama che “L’amore addomestica”, mentre “Dipingi l’anima” è… pennellata con colori da telefilm giallo-noir.

Quello da raccontare, Caucino te lo dice con “Non una parola” sola, ma con cronologia narrativa calibrata e tarata per colpire coscienze dormienti: e, prima o poi, confida che “Verrà il giorno” che la sua lotta andrà a buon fine e si torni, cosi, alla cultura nobile e nutriente, ma per ottenere ciò, è necessaria una sterzata operativa. Detto, fatto! Tutto riscontrabile nell’acidula “Io cambio” ed in “Tra frastuono e silenzio”, episodi che dovrebbero garantirgli di portare a casa il risultato.

Un risultato decisamente da elogiare, in quanto Fabio si fa carico di tutti gli strumenti per portare la sua tendenza sperimentale verso un mèlange sonoro tra elettronica, acustica, sovraincisioni e campionamenti in un chorus orchestrale, nel quale si nota subito un’impeccabile cura identitaria, senza risultare ingrato verso la tradizione che lo ha portato ad avere un rispettabilissimo ruolo nel cantautorato di casa nostra. Quindi, se in generale, non vi soddisfa la musica di oggi, niente scuse: c’è il piano B. (Max Casali)