recensioni dischi
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DI SABATINO DOUBLE TRIO  "Glauco plays Paolo"
   (2023 )

Due fratelli in perfetta sintonia, uno al pianoforte ed uno alla batteria, e due bassisti (uno al contrabbasso, l'altro al basso elettrico) che si alternano a collegare la parte armonica e ritmica. Questo è “Glauco plays Paolo”, dove il micidiale pianista jazz Paolo di Sabatino, capace di certi deliri che mi fanno scomodare nientemeno che Art Tatum (come in “Chico” e in “Going to NYC”), suona assieme al fratello Glauco.

Si sente davvero l'affinità espressiva, la complicità nell'inseguirsi nel ritmo e nell'intenzione. Al contrabbasso, Luca Bulgarelli interviene nei brani dai titoli diciamo “normali”, come “Gioele”, dove anch'egli dà prova di bravura. Al basso elettrico invece, Daniele Mencarelli è presente nei cinque brani chiamati “Quaran 1”, “Quaran 2”, “Quaran 3” e così via fino al 5.

La capacità inventiva del pianista è equiparabile solo alla sua espressività; nei momenti più soffici, c'è sempre un delicato entusiasmo, una vivace dolcezza melodica, che mantiene alta l'attenzione, come ne “La finestra sul vico”; e l'ariosità si mantiene anche nelle zone più scatenate, come in “Quaran 3”.

“Quaran 4” inizia a sorpresa in maniera inquietante e minacciosa al piano (tramite diminuiti e cromatismi), con Glauco che segue l'idea percuotendo tom e piatti, contribuendo a creare un clima di paura. “Luigi” passa ad un'agitazione meno oscura e più “produttiva”: fa pensare che questo Luigi sia un tipo operoso e di fretta, concentrato a fare tante commissioni, o a lavorare con frenesia. Dopo brani dove si gioca col ritmo, il disco finisce con un classico swing, “Walk-in”, che nulla ha da invidiare con quelli che ascoltiamo nei dischi newyorkesi.

Lo ammetto, a volte prendo sonno, con i dischi jazz italiani, perché sento la differenza di ispirazione con quelli americani. Ma non stavolta. Anzi, “Glauco plays Paolo” è entusiasmante, e crea una costante curiosità, nell'aspettare quali saranno i prossimi accadimenti musicali, da un secondo all'altro. Fa apprezzare il presente, il momento in cui la musica è su. (Gilberto Ongaro)