recensioni dischi
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HELLE  "La liberazione"
   (2023 )

Sembra un inno alla bellezza, alla natura, alla soave semplicità degli elementi questo inizio de “La liberazione”, nuovo disco di Lisa Brunetti in arte Helle. Nuovo disco che, dopo un esordio importante come “Disonore”, conferma due parole d’ordine: maturità nel gusto e padronanza del mezzo.

Già, in questo nuovo disco Helle affida alla ricerca, appena più “sfarzosa” nel lavoro precedente, una direzione di sintesi che da subito vince per la sua efficacia nelle grandi attenzioni rivolte alle piccolissime cose.

Da una intro naturalista, la prima canzone del disco è “Cani liberi”, che ci regala un dipinto epico di storie antiche nel tempo, di chitarre irlandesi, di scenari aperti… e questa voce rinforzata, quasi corale, si porta sulle spalle un riverbero davvero visionario.

Arriva l’Europa del pop e delle scuole con “Baby!”, con questo mood acustico da raduno primaverile e grandi route di viaggio. Arriva un momento alto per noi di questo disco: “Orme”. Questo incipit richiama un poco l’anima americana alla Ane Brun, se non fosse che questa voce limpida e precisa ricerca giochi di melodie assai nostrane, dal profilo vagamente jazzato, andando a planare dentro uno storytelling che tanto richiama la giovane Madame e quel certo modo moderno di pensare alla voce.

Bello il volo a planare di “Simone”, belle le atmosfere rarefatte e quasi desertiche di “Lisou”… bello anche il rolling americano che c’è dentro “Gioia”, dentro questo modo che richiama all’orecchio esplosioni corali ma che resta sempre fermo. E si torna alla natura… “La liberazione” significa anche questo e lo dice sin dal titolo: è sinonimo di emancipazione, di crescita, di stare al mondo oltre quei legami che sembrano corrosivi, che oscurano noi stessi, che significano anche prigioni.

La violenza passa anche da qui e, su questo filone, le chiavi di lettura sono infinite. Molteplici e personali. Liberazione dalle maschere e ritorno alle origini. Helle sforna un disco di cantautorato assai elegante e prezioso, un disco che alla parola chiede tanto perché, se ascoltata come merita, tanto sa di ricevere. Lo aveva già fatto… (Paolo Tocco)