recensioni dischi
   torna all'elenco


GIRLS UNDER GLASS  "Backdraft"
   (2023 )

Ben protetta dalla confortevole bolla che abita ab urbe condita (anno del Signore 1986), la storica band tedesca Girls Under Glass, originaria di Amburgo e passata indenne attraverso quattro decenni di mode, tendenze, ritorni di fiamma e sorprese varie, affida alle dieci tracce inedite di “Backdraft” l’onere di una rentrée attesa per ben sedici anni.

In formazione a quattro, pubblicano per Dependent Records questi quarantatré minuti fedelissimi alla linea, schegge di gothic-rock d’antan ammantato del fascino antico che definì il genere nei gloriosi eighties; superate le asperità di matrice industrial che inasprivano “Firewalker”, ultima stazione prima del lungo iato di oltre tre lustri di cui si diceva, “Backdraft” vede il ritorno alle sonorità electro-dark degli esordi, un connubio di melodia, tetraggine e synth saturi, algido a tratti, eppure avvolgente, sinuoso, ammaliante.

In un flusso incessante di memorie e suggestioni, vanno in scena la trascinante “Nightkiss”, introdotta da un riff à la “She sells sanctuary”, l’incedere incalzante di “Tainted”, il rallentamento di “No hope no fear”, con movenze da Cure ed un chorus maestoso, le rimembranze Soft Cell di “Eiskalt – Sunburst”, il passo frenetico di una “Tanz im neonlicht” che gravita in zona Gary Numan.

E se “We feel alright” e “Endless nights” ricordano da vicino gli Indochine, il gran finale è tutto per i sei minuti di “Heart on fire”, che inizia con un baritono profondo à la Peter Murphy, prima di infilarsi in un crescendo titanico, sinistra litania tra Fields of The Nephilim e Sisters of Mercy. E’ l’ultima fermata di un gradito viaggio a ritroso nel tempo, l’approdo di un percorso che riprende da dove si era interrotto, per la gioia dei nostalgici che non sono mai realmente usciti vivi dagli anni Ottanta. (Manuel Maverna)