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THE FORTY DAYS  "Beyond the air"
   (2023 )

Il prog-rock è un genere musicale nato intorno alla metà degli anni ‘60 che ha brillato per una decina d’anni, grazie a gruppi come Procol Harum, King Crimson, Genesis, Emerson Lake &Palmer, Gentle Giant, Jethro Tull e Pink Floyd. Sovrastato, successivamente, dall’ondata punk, il prog si è defilato per un po', pur mantenendo viva la linfa scalpitante.

E’ chiaro che, per rinascere o tenerlo comunque in vita, occorreva apportare dei correttivi d’avanguardia sfociati (poi) nel Neo-prog. Tra i validi esponenti di questo re-styling annotiamo il quartetto toscano dei Forty Days, che torna in scena col secondo album “Beyond the air”, a sei danni dall’uscita di “The colour of change”.

Come avvenne per il debutto, anche il nuovo lavoro è concepito sotto-forma di concept-album, incentrato sulla crescita individuale di un uomo che subisce l’indifferenza generale, portandolo sulla soglia della pazzia, ma poi saprà scovare soluzioni adeguate al problema.

Le orchestrazioni hanno ormai passato la dogana della maturità e la band ostenta un’evidente padronanza di mezzi ed un netto miglioramento nel quadro testuale, espresso, tra l’altro, con ottimo inglese dal singer Giancarlo Padula. “Monday” spalanca l’uscio del disco con introduttivo assolo di keyboard che stimola la chitarra a recitare la parte del buon sparring-partner.

Più misteriosa ed oscura appare “The Fog”, come se la “nebbia” recitasse la parte primaria nello spartito, ma la band vuol semplicemente sfoderare eclettismo esecutivo e nulla più, proprio per non dare troppa omogeneità all’insieme, mentre “The broken bars” srolota un caldo tappeto melodico che negli oltre sei minuti di durata non rappresentano pesantezza ma godibilità d’ascolto, con picchi epici.

Son convinto che, se chiedessi a loro, quale brano rappresenta la summa di tutti i loro aspetti scritturali, credo che la scelta cadrebbe su “In Glide”: provare per credere! Invece, tra dolcezza e dinamismo, sboccia la fremente “Under the trees”. Approvo a pieni voti l’inaspettata sorpresa di “Bi!” (l’unico strumentale del pacchetto delle otto) che emana, con disinvoltura, effluvi di funk-prog acchiappatutti. Se poi, desiderate pendolare accendini in aria lo potete fare con la melodiosa ballad “B4 the storm”.

Il Prog è vivo: viva il Prog! (Max Casali)