recensioni dischi
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CANI SCIORRI  "Atletica '75"
   (2023 )

Oltranzisti fino al midollo, fedelissimi alla linea che da oltre vent’anni li vede alfieri chez nous di un veemente noise rock di matrice statunitense (Unwound, Unsane, Helmet, ai quali aggiungerei anche i nostrani, mai abbastanza lodati One Dimensional Man), Alessandro Cerrato, Marco Giaccardi e Daniel Daquino, in arte Cani Sciorri, da Fossano, provincia di Cuneo, imbastiscono un nuovo feroce assalto frontale a base dei consueti ingredienti: furia stordente, sound saturo, drumming forsennato, voce nascosta dietro muraglie di rumore abrasivo.

Veemente, diretto, addirittura brutale a tratti, “Atletica ‘75”, su etichetta Overdrive Records, è l’ottavo capitolo in una carriera di incrollabile coerenza, ennesima carica a testa bassa in mezzora di elettricità soffocante e fragorosa, distribuita lungo nove bastonate che rendono il percorso un adorabile martirio sonoro.

Riff pesanti (“Libera Me – Timore mortis”), ritmi spezzati, accelerazioni repentine, staccati violentissimi dettano i tempi impazziti della danza, dominata da un frastuono che è firma e marchio di fabbrica; tra rade concessioni a miti consigli (“Riesling”) e sporadici innesti che portano verso partiture appena più concilianti (“Porcone vero”), rimane prevalente un taglio nevrotico, vagamente maniacale (“Dis(d)egno”), sublimato in un incessante martellamento imbastardito con derive post-hardcore fugaziane (“Rimproverando”) e con qualche timida ipotesi di apertura a soluzioni più fruibili (“Cambogia Zio”).

Ma non temete: il sangue non mente, l’attacco prosegue, l’idea di fondo non è affatto scalfita da tentazioni di compromesso, sempre tenute a debita distanza. (Manuel Maverna)