recensioni dischi
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FRANCO BATTIATO  "Unprotected"
   (1994 )

Passato il tempo fra un disco e l’altro con una “Messa Arcaica” a riproporne, se ancora ce ne fosse stato bisogno, l’interesse religioso, Battiato stampò a fine 1994 il suo secondo album live. Era l’epoca degli unplugged, sbandierati come “Live di qua, live di là”, e lui si limitò ad un “live at Lugo di Romagna”, quasi a sdrammatizzarne la situazione. Un riempiscaffali, si potrebbe dire, tra un disco e l’altro: non si dice così di qualsiasi raccolta o disco dal vivo? Difficile dirlo, in questa situazione: sia perché il Nostro non era proprio di quelli che se ne stesse a lungo con le mani in mano. Poi, se il vostro scribacchino se lo può concedere, perché questo è un piccolo capolavoro. Spogliate dagli arrangiamenti a volte troppo pomposi dei synth, certe tracce diventano autentiche perle, da sentire tutte d’un fiato, per evitare che un respiro di troppo ne danneggi l’ascolto. Non ci sono le hit radiofoniche, ma tante piccole cosine rimaste forse invischiate dall’altrui successo. “Il re del mondo”, “Mal d’Africa”, “Strade dell’Est”, quella “Prospettiva Nevksi” che forse tanti avevano ascoltato solo nella versione di Alice. Il pubblico ben si adegua a questa situazione, e solo nell’ultima canzone (“L’era del cinghiale bianco”) si lascia andare ad un barlume di applauso interno al pezzo. Per il resto, assoluto silenzio, rotto forse dalla disperazione, a fine disco, di non avere altra musica. Scuotere violentemente l’hifi, però, non servirà a nulla. “E’ tempo di lasciare questo ciclo di vite” diceva Battiato ne “L’ombra della luce”, che forse purificherebbe l’anima anche al mostro di Milwaukee. Lo fece anche Franco, che dopo questo ciclo della sua carriera si mise sotto braccio a Manlio Sgalambro, riaccesse tastiere e chitarre elettriche, per andare alla ricerca di altro. Ma con questo live raggiunse l’apice della sua esperienza, diciamo, ascetica. (Enrico Faggiano)