recensioni dischi
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ZITA SWOON  "A song about a girls"
   (2005 )

Gruppo belga di Anversa, capitanato da Stef Kamil Carlens (bassista e cantante nei primi tre album dei DEUS), i Zita Swoon sono alfieri di una sorta di nomadismo culturale. Su disco o dal vivo, la loro musica costituisce un viaggio attraverso la tradizione musicale. Che faccia scalo nelle terre del folk e del blues o che si spinga fino alla disco degli anni ottanta, costruisce legami verso il passato e verso l’avvenire. Dal funk assurdo di Zappa o alla Funkadelic fino alla tradizione di autori come Dylan, Young e Joni Mitchell; passando per l’ecletticismo di Tom Waits o degli Einsturzende Neubatuen o ancora alla musica campionata di gente come Aphex Twin, DJ Shadow o Howie B. Un viaggio si compie spesso nello spazio di una sola canzone. Uno spirito simile a quello di un artista come Beck; ognuno dei loro concerti e dei loro dischi rigurgita di riferimenti ad un lungo passato musicale e dimostra che l’originalità assoluta è illusoria. Zita Swoon si bilancia fra la sua sottomissione ad una forza naturale che è la musica, un bisogno semplice e primitivo di esprimersi in maniera musicale in modo quasi fisico, e la messa in opera di una memoria acustica che incita a parafrasare, a citare ciò che li ha appassionati o colpiti. Stef Kamil Carlens assomiglia ad una specie di sciamano che unisce demoni e spiriti in un cerchio selvaggio, e i concerti prendono l’aura di un rituale; una sola canzone moltiplica le strizzate d’occhio in direzione del glamrock, della new wave o della techno. Zita Swoon non è un juke-box; la loro musica è una simbiosi di questa forza naturale e delle influenze della tradizione, che rafforzandosi mutualmente, fondono una nuova unità. Zita Swoon galleggia su una base di dischi, di film, d’opere d’arte plastica, drammatica, coreografica e letteraria. I loro concerti non si traducono in un solo luogo mentale. Lo spettatore è costretto ad essere lui stesso nomade: deve partecipare al viaggio… Una performance dei Zita Swoon è un «work in progress»; un’istantanea colta sul vivo di un processo di ricerca continua. Ecco perché le canzoni subiscono una metamorfosi sulla scena-laboratorio dove tutte le sere il pubblico è testimone di una nuova esperienza.