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GRIDO  "Musica eterna"
   (2025 )

Grido è tornato con un nuovo disco, “Musica Eterna”, il quarto nella sua carriera solista. Noto ex membro dei Gemelli DiVersi, il rapper e writer milanese decide di diventare il saggio della montagna e coi nuovi brani si alterna tra dispensare consigli e dare forma al proprio riscatto.

La prima traccia è l'acronimo del proprio nome, “G.R.I.D.O.”, dove ti ricorda che se vuoi sfondare “devi farti un nome”, in questa Italia vista come “una montagna russa che deraglia”. Viene citato Eminem, di cui compare un sample di “My name is”. Poi parte la rivalsa, rivolta anche alla stessa scena hip hop, con “Sfiga”: “Questi rapper tutti amici quando sei in cima, ma prima 'Ti tolgo dallo stereo perché porti sfiga'”.

Ci sono numerosi ospiti nel disco, qui c'è Fabri Fibra ma più avanti compaiono il fratello J-Ax, Clementino, Entics, Jake La Furia, Warez, Inoki e tanti altri nomi. “Outlet” racconta le ristrettezze economiche vissute in gioventù, accanto a ragazzi più ricchi: “Io guardavo gli altri e sognavo quelle scarpe, io invece avevo quelle delle sottomarche, comprate all'outlet. Guardavo gli altri e sognavo quelle scarpe, invece loro mi lasciavano in disparte al campo da basket, sempre con lo stesso outfit preso all'outlet”.

“Day off” e più avanti “Come fai?” sono i pezzi più sentimentali, dedicati all'amata, nel primo invitandola a mettere il telefono in modalità aereo, nel secondo incensandola. Il beat si fa più leggero, e “Et voilà” gioca con un pizzicato in levare, mentre il testo ritorna a ribattere: “Dicono che il rap non si fa alla mia età, questa musica è una piaga della società, la censura ha paura della verità, la mia lingua è una katana che li taglia a metà”.

Il flow di “Equilibrio” è tra i più contemporanei del disco, con quel ritmo lo-fi e la chitarrina soultronica. Il sound quindi si modifica da un brano all'altro, mentre le barre tendono a rimanere su materialismo, riscatto e consigli rivolti ai milanesi (si intuisce che son loro): “È vero che i soldi non sono tutto, però a questo punto meglio piangere sopra a una Porsche che su una Punto. Qui la gente è un po' nervosa, è un'abitudine, nasconde dietro una posa la solitudine”.

Grido si prende una pausa dal ribadire il proprio successo per lasciare spazio alle preoccupazioni da genitore con “Social Detox”, ottenendo uno dei pezzi più interessanti dell'album: “Un'influencer ogni giorno si sveglia e sa che dovrà fingere di essere più bella e io lo so che è tutta una bolla (…) goditi lo show, punta alla GoPro, sembra di vedere Babilonia che brucia (…) ti farebbe bene un po' di social detox, perché il tempo perso non ritornerà indietro”.

Poi si torna al boom bap con “Ciao ciao” che, come suggerisce il titolo, è un pezzo – ciaone. Ahahah... “L'incubo peggiore è fare la fine di Morgan”, ho riso più del dovuto! Grido accende l'autotune per cantare “Macchine volanti”, altro bel pezzo che continua il filone profondo dell'autocoscienza: “Alla scoperta dei pianeti più distanti e adesso invece le stelle neanche le guardi (…) Ha ragione Greta, stiamo distruggendo il pianeta, ma chi comanda se ne frega, sembra che non faccia una piega. Nessuno protesta, i bambini crescono troppo di fretta, a mio figlio che cosa l'aspetta, quando ci penso mi gira la testa (…) tutto si compra ma nulla colma il senso di colpa”.

Il beat si carica di groove in “Battito” ma l'armonia del pianoforte addolcisce la musica di un altro pezzo cantato (senza effetti). “Facile” torna a infiammare con barre aggressive: “Ma che bella scena, sono tutti bro però si accoltellano alla schiena”. Qui il veloce rap è parecchio virtuoso: “Rompo le scatole craniche dei subumani che pensano solo all'immagine (…) non sono come te che mi odi perché lo faccio sembrare facile”.

“Chula” è un pezzo divertito, cantato con JV e Nerone: “Per scopare dicono chula, per rubare dicono chula, cambia senso in base al contesto e se sei un fesso dicono chula” e ritornano i graffi verso la scena, che continuano su “1000 su 1000”: “vogliamo tutti una Jacuzzi (...) conviene che ti compri un uzi”.

Ho saltato la titletrack perché ne parlo ora assieme al pezzo finale, “Tempo al tempo”. Questi due brani contengono dei cori. In “Musica eterna” Grido ricorda la propria attività di writer: “Sono vandalismo ed arte che si fondono, graffiti sulla metro, verità dentro il microfono”. “Tempo al tempo” invece è il pezzo più a cuore aperto: “Tutto quello che volevo in fondo era solo un placebo”. Le vibrazioni soul del brano accompagnano altri momenti di extra beat virtuoso, per chiudere una strofa su come cambia la vita: “Noi, figli di quel ghetto, siamo tutti padri adesso, pensa chi l'avrebbe detto, certo che fa un certo effetto...”

“Musica eterna” è un disco nato chiaramente da un'urgenza personale. Forse qualche brano smargiasso in meno agevolerebbe l'ascolto, ma si sa che fa parte del gioco. Restano dei buoni episodi come “Social Detox”, “Macchine volanti” e “Tempo al tempo”, quelli insomma dove Grido non nasconde la propria età e maturità. E poi quei cori sul beat fanno ricordare i fasti dell'indimenticata “Mary”! (Gilberto Ongaro)