DANIELE DE GREGORI "Bolla occidentale"
(2025 )
L’espressione latina “omen nomen” indica che “nel nome è il presagio”: ossia che probabilmente (non sempre!) c’è già indicata una predestinazione del soggetto.
Se un artista fa di cognome De Gregori, è segno del fato che, magari, potrà perseguire qualcosa d’interessante. Al momento (ma solo al momento…) non ancora celebre come il noto Francesco, da qualche anno si fa molto apprezzare, nel circuito mainstream, il chitarrista e cantautore romano Daniele De Gregori per sensibilità ed acume scritturale.
Con il nuovo e terzo album “Bolla occidentale” non fa altro che conferire e confermare ancora la sua capacità autoriale, narrando di vita quotidiana, di ricordi, di riflessioni profonde e di amarcord intensi e non pleonastici. Con occhio vigile e nostalgico verso un’umanità disorientata e rassegnata, ogni suo brano prova a tessere una tela empatica con la gente, sempre bisognosa di speranze e di nuove rinascite.
Delicatezze uditive come “Quadricipiti”, “Hanami”, “Le morti indolori dei Tamagotchi” o “Poitiers”, ci catapultano godibilmente nella storica tradizione cantautorale, con la viva speranza che i Millennials possano, finalmente, scoprire la vera qualità della musica...
Il singolo titletrack poggia su un riff chitarristico potente e penetrante, velatamente ispirato alla famosissima “Seven Nation Army” (ricordate il “po, po, po, po, po, po” dei Mondiali di calcio?). Ci si diletta poi con la spensierata e fischiettante “Enza e Rocky”, con le riflessioni remote di “Qualcuno ha visto la mia vita?”, con il leggiadro omaggio alle donne di “Marta (parla coi suoi capelli)”, o con lo schietto invito ad andare avanti senza recriminazioni di “Ecco e signorsì”.
Quelli di Daniele sono decisamente “Semi rari” di piante artistiche curate con mestiere, che crescono anche in questa serra pop-blues. In coda al viaggio, dà vita ad un intenso scenario di ricordi infantili nella splendida “Daniele va a scuola”, con dolci spaccati narrativi napoletani.
Con un fitto palmares di riconoscimenti, De Gregori sta tracciando, pian piano, un percorso artistico di tutto rilievo ma, purtroppo, in Italia vige una cecità (voluta!) che premia solo uno stuolo di sedicenti artisti modaioli che portano solo pecunia all’istante ma niente storia. Appena il vento cambierà, Daniele una paginetta la scriverà. (Max Casali)