FOLWARK "All shadows stretched"
(2025 )
Dopo l'LP di debutto dell'ormai lontano 2019, che potete trovare cliccando questo link, https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=7156, sono ritornati i Folwark con un nuovo lavoro che conferma la direzione stoner e una profondità d'animo di base nelle scelte tematiche.
Dettaglio non da poco il fatto che il duo abbia deciso di registrare il nuovo disco “All Shadows Streched”, uscito per Argonauta Records, all'interno di una miniera abbandonata. Si dice che un sinonimo di stoner sia “desert rock”. E in mezzo alla terra i Folwark hanno deciso di andarci letteralmente, a stretto contatto con ciò che più si avvicina al loro sound duro e “materico”. Materico perché non c'è solo forza di suono, ma anche la cura nel cercare un preciso timbro roccioso, che trae ispirazione dalla terra aspra dell'Umbria.
Il comunicato ci suggerisce l'ambivalenza della terra umbra, “dove convivono santi e terremoti”. In effetti, l'oscurità di cui tutti i brani sono tinti, non corrisponde tanto a un sentimento di depressione, quanto più a una duplice sensazione di paura e fascino verso i lati più misteriosi dell'esistenza. Le parole di “Amygdala” sono molto esplicative, tra un chiedere chi sei al “father of my father” e soprattutto l'espressione: “I perceive the shadows everywhere”.
L'amigdala, presente nel cervello, è considerata la “centralina delle emozioni”, ed è proprio quella che permette di percepire il pericolo. Le ombre si stagliano nelle pareti della miniera, ma ci accompagnano anche nelle altre canzoni.
Come l'altra volta, anche questi sei brani sono molto legati tra loro, tra la fine di uno e l'inizio del seguente c'è quasi zero pausa. Il duo, oltre a suonare chitarra elettrica e batteria, qui fa uso anche di qualche nota di sintetizzatore e del theremin. Per un viaggio sotterraneo e viscerale, i Folwark sono una garanzia! (Gilberto Ongaro)