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LONDON SYMPHONY ORCHESTRA  "Orchestrating the wild"
   (2025 )

L’Album parla di natura, di spazio incontaminato da scoprire, un viaggio sonoro alla scoperta di elementi naturali faunistici, marini, grotte in cima ad una montagna e deserti. Lo si percepisce dall’inizio alla fine con i due tempi della “A mountain Symphony”, di emozionante ascolto.

Perdersi nelle sonorità profonde, introspettive e avventurose della sperimentatrice sonora include una catarsi emotiva, un contatto con lo sterminato misterioso mondo vegetale e animale.

Allora ecco ergersi nella nostra mente spettacolarità la cui immaginifica mente porta all’illuminazione attraverso suoni raffinati e inconsueti, in cui frase non ha conclusione ma apre a nuovi orizzonti, come ne il ”Concerto for Double Bass and Orchestra : I. Lachrymae”, di cui consiglio l’ascolto nella natura, che sia un parco, un bosco, una collina in cui perdersi e lasciare che il vento sospiri sul volto ad occhi chiusi: la pelle d’oca è assicurata.

Sarah Bassingthwaighte parla con il suo pubblico di ascoltatori attraverso l’ispirazione tratta dai suoni naturali di una grotta ad alta quota e dedica alla madre la profondità delle note del contrabbasso che più di ogni altro strumento rende la profondità verso l’ignoto e le cui frasi si diramano sullo sfondo dell’orchestrazione, resa ad arte dagli strumenti di prima fila, violini, viole e violoncelli, rendendo come apice l’esplosione forte ed imperiosa delle percussioni.

Il contrabbasso parla coi propri mezzi sonori attraverso forti e piani, portati con legature squisite, temi e cantabili che si inoltrano verso sonorità cupe interrotte dalle melodie di flauto e oboe in un esplicarsi di melodia sublime ma inquieta, tessendo meravigliosamente quel filo sonoro in tensione emotiva tra luce e oscurità.

''Cape Flattery'' si traduce in magnificenza espressa attraverso il tutto orchestrale, e poi i fiati ad indagare cosa si voglia esplorare ora: allo squillo di celebrativi rintocchi le trombe iniziano un dialogo che si propaga attraverso il canto di ogni strumento, viene alla mente una foresta, la cui voce si propaga attraverso le frequenze degli strumenti a fiato fino alle percussioni, suoni tribali sovvengono alla mente... impossibile star dietro a tanta esuberanza senza rimanerne inevitabilmente coinvolti.

L’arpa e i campanelli si aprono a risvolti esotici, e i violini catartici grazie agli strumenti a fiato evolvono al minuto 3:30, quando poi le melodie intersecanti in numerosi risvolti sonori trovano la risoluzione scandita dai violini e dalle viole, attraverso i pizzicati delle corde chiare e scure in un vortice conclusivo degli strumenti a fiato, e ancora un ultimo tema spianato in accelerando a perdifiato nel gioco della scoperta del suspence finale correndo verso la catarsi dei tenuti delle trombe.

La compositrice, grazie al paradisiaco mezzo orchestrale, raggiunge vette sonore in 55 minuti di lavoro musicale coinvolgente. L’ascolto di questo lavoro musicale mi ha aperto al mondo compositivo di questa musicista sperimentatrice, in cui il compito comunicativo attraverso la sonorità risulta credibilissimo, e orientato alla musica di atmosfera in quanto riportante alla mente fotografie di mondi sommersi o di vette inesplorate, dove la musica diviene mezzo espositivo ora di immagini e ora di dimensioni, e la calligrafia ideale con la quale il misterioso si fonde con il concreto artistico interpretativo e la valorizzazione dello strumento diviene protagonista incontrastato. (Elisabetta Amistà)