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FIVE SIDES  "Fino a che non passa"
   (2025 )

Quando la musica è sollievo per le ferite, è scandagliare internamente le proprie paure, per poi tuffarsi al pronto soccorso chiamato palco, ecco che la salvezza spirituale si avvicina di molto...

Ed appena si cominciano a scaldare i valvolari, d’improvviso tribolazioni e menate varie si defilano “Fino a che non passa”: e mi piace molto pensare che non sia un caso che il quartetto romagnolo dei Five SIdes abbia scelto un titolo così, appropriato alla loro concettualità di base.

Chissà… La cosa certa è che, nei 7 anni di militanza, la band ha fatto progressi evidenti e palpabili nei 7 brani che ingloba questo concept-debut-album.

I ragazzi delineano il ritratto di “Dorian Gray” con un’ottima power-ballad, pennellata da una chitarra incipiente ma delicata, mentre il trittico dei singoli “Amnesia”, “Paradosso” e la stessa titletrack sono fratelli coesi in un rock formidabile, dalle belle ampiezze umorali, e non conta chi più e chi meno possa prevalere uno sull’altro: c’è armonia, c’è linea emozionale e c’è (soprattutto) empatia con l’orecchio.

Invece, “Sold out” spinge maggiormente con un drumming rigoroso e lineare per 150 secondi ma, a seguire, si torna nel mare placido della “Serotonina”, giusto per stimolare un tantinello l’ormone della felicità, quando si sale sopra “Un altro palco”, concepito come l’oasi del benessere, dell’amnistia problematica, dell’indulto caratteriale, della soluzione rigenerante.

Basta suonare, suonare, suonare… “Fino a che non passa”. Capita l’antifona? (Max Casali)