recensioni dischi
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SONIC TRANSISTOR  "Floodgaze"
   (2025 )

L’amore per la musica, l’infatuazione eterna per un genere (shoegaze) che in Italia quasi più nessuno osa intraprendere, e la ferma convinzione che l’uomo possa avere ancora la chance di ritrovarsi in sani intenti, tutto ciò dà vita all’ideologia di “Floodgaze”, seconda prova discografica dei Sonic Transistor.

Si tratta di un progetto capitanato dalla viscerale sensibilità del polistrumentista e produttore Giovanni Ianiro, che torna dopo l’e.p. “Distances” di un triennio fa.

La mezzoretta del nuovo disco ci seduce con ampiezze eteree, evanescenti, talvolta incorporee, come si evince nell’aere di “Life”, “Far lights” o “Layers of Sky”: pulsazioni sospensive che, talvolta, sveicolano verso terreni linearmente asfittici come “Morning Dew” o “Welcome to Darkness”, tra echi di post-wave cangiante.

Tra i Ride e focolai di Cure si snoda l’asetticità di “Glad”, mentre il singolo lancia-disco “Collection of me” arde con struttura claustrofobica, come se l’uscita di sicurezza fosse una (chi)mera illusione tra dissonanze attutite dalla pia speranza di venirne a capo, in un labirinto umano che si è fatto molto complicato e che incarna, comunque, la voglia di riscatto.

Credo che gli inserti di dream-pop facciano decollare le menti in flussi spirituali altissimi, ed ogni brano dell’album tocca vicende vere, reali, niente di artefatto e fantasioso ma solide verità narrative, senza filtri paraculi.

D’altronde, l’estro e l’indole di Giovanni non possono permettersi, neanche minimamente, di raccontare fischi per fiaschi: non se lo potrebbe mai perdonare. Quindi, in un’epoca dove regnano cumuli di vicende “fake”, stiam pur certi che “Floodgaze” simboleggi uno dei rari posti dove vige la verità assoluta. E’ l’eccezione che conferma la regola. Uno “Sguardo inondato” di schiettezza assoluta. (Max Casali)