recensioni dischi
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EVELYN ROGER  "Pistole tra i peluche"
   (2025 )

Ha più contenuti questo disco - arrembante e tenace, umile e sincero - di quanti ne avrà l’intera carriera della prossima insipida starlette che riempie gli stadi con le chiappe a vista, di qualche sedicente cantautore di belle speranze alle prese con l’ennesima sagra di banalità, del prossimo inutile vincitore del prossimo inutile talent.

Evelyn Roger sono Alessio Caterini, Michelangelo Cippitelli, Matteo Buldini e Luca Vittori, quartetto romano al debutto su etichetta Elevate Records con le otto consistenti tracce - granitiche, incalzanti, intense - di “Pistole tra i peluche”, metal cantato in italiano, già di per sé una gran bella sfida-tranello, col rischio del macchiettistico sempre in agguato: eppure, di validi esempi ce ne sono eccome, da La Janara ai Rossometile fino ai Colonnelli, gente capace di plasmare l’idioma nostrano in fogge adatte all’elettricità virulenta che le contiene e ne amplifica la veemenza.

Trentadue minuti compatti, ficcanti, dritti al punto cesellano con somma efficacia riff, ganci e chorus, oscillando con torrida irruenza tra bordate d’impatto (la prodigiosa accoppiata d’apertura “Come quando fuori piove”/”Ombre”) e toccanti accenni slow, scosse repentine, accelerazioni focose (“Mannaro”), suggestioni piratesche condite da un immaginario vivido e variopinto, talvolta fiabesco (“Evelyn”), altrove più incline al divertissement goliardico (lo scherzo de “La ballata del rum”, tra pop sui generis e punk alleggerito).

Non mancano l’occasione né l’abilità per pennellare episodi di innegabile spessore: “Tardi” è un’amara ballata afflitta, che tratta con intensità ed emozione un tema delicato e sensibile, fino al tragico epilogo; “Dr Houston” esordisce morbida, prima di impennarsi - con rabbia sì, ma conservando una inusitata, intima dolcezza – in un sentito addio alla persona amata; “Nessuna traccia” chiude a passo spedito stendendo parole pesanti come macigni sull’ennesimo femminicidio, piaga tra le tante di questi giorni incerti e bui, fotografati con lucidità, foga ed impeto da una band decisa, centrata, solida. (Manuel Maverna)