recensioni dischi
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LUCA FALOMI  "Myricae"
   (2025 )

Il chitarrista Luca Falomi realizza un disco incentrato sul suo strumento. Le sei corde sono le protagoniste di “Myricae”, uscito per Abeat Records. Nel suo virtuosismo, Falomi è fautore di uno stile narrativo, nel senso che non c'è nessuna nota presente per mostrare superficialmente la propria bravura: ogni cosa che accade è utile al brano di per sé.

Le melodie, gli arpeggi, le tonalità scelte, gli arrangiamenti di altri strumenti che ogni tanto lo affiancano (come il Fender Rhodes e le percussioni in “Peace Song”): tutto è volto a creare uno sviluppo, seppure in astratto, di una storia musicale. Basta fare play e si nota subito. Non ci sono infatti veri e propri “ritornelli”, al massimo delle riprese da un punto precedente, per poi andare in un'altra direzione rispetto a prima. Come quando si discute con qualcuno e si perde il filo, allora bisogna tornare indietro a un punto della conversazione, per chiarirsi meglio.

Oppure, come nel caso di “Sciarada”, un unico tema viene ripetuto dall'inizio alla fine, modificando però l'arrangiamento durante quest'esposizione ipnotica. “Solace” invece è uno dei brani dallo sviluppo continuo, quasi “durchkomponiert”. Le progressioni non lasciano mai andare “a casa”, cioè alla tonalità di partenza, quindi siamo sempre in attesa, in una sospensione, soprattutto quando viene suonato un bordone di basso seguito dagli arpeggi.

In 7/8 è il brano dedicato alla dea babilonese “Ishtar” e qui emergono le influenze world music. Con “Studio #1” invece, l'attenzione di Falomi si concentra sul suono grave della chitarra acustica, in una composizione a tempo libero e molto atmosferica. Per “Stefano e Irene”, il chitarrista è accompagnato da una voce femminile, che non pronuncia parole ma la sola vocale “A” (e alla fine “AEOAE”), inseguendo le imprevedibili progressioni armoniche del brano.

“Enigma” ha un andamento drammatico, su una leggera base elettronica, e nella seconda metà del brano anche il suono della chitarra subisce delle manipolazioni elettroniche. È un brano particolarmente coinvolgente. Nel complesso, le nove composizioni di “Myricae” ci mostrano le sfaccettature di un chitarrista in grado di spaziare negli stili, mantenendo una propria personalità che si esprime attraverso il racconto di storie musicali. (Gilberto Ongaro)