LUCA TILLI, SEBI TRAMONTANA & STEVE BERESFORD "Flying slippers"
(2025 )
CIABATTE VOLANTI! Scritto così, può sembrare il titolo di un film sci-fi anni '50, con tanto di annuncio radiofonico di un'invasione di pantofole aliene. Invece il riferimento qui è fiabesco, a delle calzature che se indossate fanno volare. Ma non perdiamoci in quisquilie, che ci sono tre artisti croccanti da presentare.
Partiamo dal terzo nominato: Steve Beresford. Egli è un compositore britannico d'avanguardia attivo dagli anni '70, e di cose volanti se ne intende, avendo fatto parte anche delle Lucertole Volanti (The Flying Lizards). Ha collaborato, tra gli altri, con John Zorn, infatti si sente l'affinità. Polistrumentista, qui lo troviamo in veste di pianista, con il pianoforte ovviamente preparato! Nonché suonatore di strumenti giocattolo.
Anche Luca Tilli è avanguardista, è un violoncellista che abbiamo incontrato su Music Map (https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=10427) intento a far parlare il proprio strumento, mettendo da parte la notazione ma mostrando una notevole capacità tecnica, al servizio dell'espressione totale.
Sebi Tramontana è un trombonista, anche lui avanguardista e jazzista conosciuto su Music Map (https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=9282): in questo suo disco ad esempio, ci sono 15 improvvisazioni per trombone solo. Tilli e Tramontana hanno in comune la capacità di far assomigliare il proprio strumento a una voce umana.
Direi che il loro duo, unito agli esperimenti di Beresford sia una promessa già così, anche solo annunciato. Infatti, ascoltando “Flying Slippers”, uscito per We Insist! Records, le aspettative non vengono deluse. Le sei tracce dell'album portano il titolo “Flying Slippers” distinte per numero: è un'unica performance. Alla fine della seconda però, il pubblico (che scopriamo essere presente in quel momento) non riesce a trattenersi e applaude.
Impossibile elencare gli eventi e micro eventi che accadono nelle varie tracce: l'improvvisazione è totale ma probabilmente c'è una struttura, perlomeno di durata, a cui fanno riferimento i tre. Tra cluster di pianoforte, pizzicati di violoncello e sordine di vario tipo del trombone, si cambia atmosfera dopo pochi secondi, a seconda di quali scelte adottino i tre musicisti di volta in volta, ascoltandosi l'un l'altro... o anche ignorandosi l'un l'altro, a volte, come a metà della traccia 6, che diventa praticamente un free jazz.
Sono tre istinti che portano sovente al caos. C'è anche un certo senso dello humour nelle trovate, come quelle all'inizio della quarta traccia, dove vengono battute direttamente le corde del pianoforte, imitando così un clavicembalo. Fortunato chi ha avuto l'occasione di assistere dal vivo a questa surreale performance! (Gilberto Ongaro)