recensioni dischi
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MATTEO NATIVO  "Orione"
   (2025 )

Ci sono degli inconfutabili elementi che ti fan capire, a primo acchito, quando un artista arriva preparato al suo disco d’esordio: destrezza esecutiva, estro, colore melodico e tanto altro.

Inoltre, se un ragazzo italiano ti fa rivivere le emozioni del sound della tradizione americana, con spessori di blues, folk e southern-rock suonati a meraviglia, si può palesemente parlare di piccolo gioiello di cui andar fieri.

Grazie al chitarrista, compositore e cantautore toscano Matteo Nativo, con l’album “Orione”, ci concediamo un largo respiro internazionale per viaggiare nelle atmosfere a stelle e striscie, con 7 inediti e due meravigliose cover di Tom Waits, “Clap Hands” e “Jockey full of bourbon”, rivisitate con gusto eclettico, per rendere omaggio ad uno dei suoi numi ispiratori.

Dunque, vediamo… ”Che ora è”: è sùbito il momento di sfogare il profondo dolore lasciato dalla separazione con la moglie e rappresentarlo con un delicato andare acustico, con una voce molto confidenziale ed efficace, similarmente al timore della scoperta di un brutto male, espresso nell’intensità blues di “Ovunque tu sarai”.

Grazie anche all’apporto testuale di Michele Mingrone, Matteo srotola morbidezze uditive di gran classe come “Oradur” (rimasta una francese città-fantasma dopo l’annientamento dei tedeschi), la dilettevole “Fantasma”, la titletrack e, la migliore del lotto, “Un’altra come te”, che incorpora sapori prettamente seventies, con tastiere pulsanti ed assolo di guitar degno dei Big, miscelato in formula funk-blues.

Per riprendersi in mano la vita, dopo il tramonto coniugale, Nativo sfodera poi la toccante riflessione di “Ultima stella del mattino”. Con ottima tecnica fingerstyle, maturata nella permanenza negli States, bella capacità compositiva ed un’interessante voce profonda (che, a tratti, mi ricorda Bianconi dei Baustelle), Matteo Nativo è uno storyteller da non sottovalutare, poiché sarà in grado di regalarci altri bagliori stilistici. “Orione” è solo il prologo per futuri applausi meritatissimi. (Max Casali)