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SHE'S ANALOG  "No longer, no yet"
   (2025 )

C'è un copione in tutto questo, ma non sembra esserci. “No longer, no yet” del trio romano degli She's Analog, uscito per Carton Records / Torto Editions, sembra una lunga sessione di improvvisazione libera. Eppure c'è un filo rosso, una conduzione, e la sgamiamo perché ogni tanto si sentono gli strumenti andare all'unisono senza preavviso: ci sono quindi degli elementi prestabiliti. Ma andiamo con ordine.

Gli She's Analog uniscono field recordings, chitarre post-rock, minimalismo e jazz in un ambiente cangiante e instabile. Non è prevedibile cosa starà per succedere in ogni secondo, l'unica cosa certa è la percezione del flusso, dello scorrere degli eventi. Che pur giocando con il tempo e con un approccio aleatorio, in realtà sono ben congegnati.

Il risultato è un mondo sonoro multiforme e psichedelico... ma la parola psichedelico in questo caso non è la più adatta, perché non c'è quella sensazione lisergica dai mille colori. Eppure, un elemento ipnotico persiste. Tutti e sei i brani (di cui l'ultimo, “blu”, dura 18 minuti) sono strettamente collegati, non si percepisce il passaggio da uno all'altro. Si verifica quel paradosso per cui tutto sembra immobile, ma al contempo tutto cambia di continuo. Passiamo da un panorama all'altro lentamente ma inesorabilmente, e questi panorami (ottenuti tramite suoni prolungati, bordoni) sono puntellati da tessiture elettroniche.

Ecco, più che psichedelico, l'aggettivo giusto è “liminale”. Gli She's Analog cercano di dare forma sonora alle zone perturbanti della mente, quelle che ti mostrano qualcosa che allo stesso tempo ti è familiare e straniante. Una sensazione simile la cercava Simone Faraci, nel suo album “Mføku”, raccontato qui: https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=10159. Ve la butto lì: un'ipotetica collaborazione tra gli She's Analog e Simone Faraci darebbe grandi frutti! (Gilberto Ongaro)