AMALIE DAHL "Breaking/Building habits"
(2025 )
Rompere e ricostruire le abitudini continuamente. Il titolo del nuovo album della sassofonista Amalie Dahl, uscito per Sauajazz Records, sintetizza la filosofia che sta dietro questa performance dal vivo, dove Dahl è affiancata da Viktoria Søndergaard al vibrafono, Viktor Bomstad alla chitarra elettrica e Tore Ljøkelsøy alla batteria.
Amalie Dahl la conosciamo già, qui a Music Map. Nel 2023 ha fatto sentire la provenienza dalla scuola norvegese di Trondheim, con un album nel quale esplorava la sonorità del proprio sax, fino a renderlo irriconoscibile (https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=10318). Nel 2024 invece realizzò un free jazz non spigoloso accompagnata da tromba, trombone, contrabbasso, batteria, percussioni e sega (https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=10911).
E questa volta che succede? Con la suddetta formazione, l'esibizione è suddivisa in tre fasi, chiamate tutte “Habit”. La formula è questa: viene evocata una cellula melodica fissa, di una o poche note, un pattern, e da quello poi tutti e quattro i musicisti iniziano a improvvisare simultaneamente... e poi a sorpresa ritornano tutti a eseguire una nuova cellula melodica fissa, ma senza soluzione di continuità. Non si percepisce che sta per finire la sessione di assoli, semplicemente accade, senza preavviso. Senza vedere l'esibizione dal vivo, fa quasi spavento, come facciano a “ripigliarsi” così velocemente.
Posso immaginarmi dei frammenti di spartito sparsi qua e là sul palco, con i frammenti fissi da suonare alternati agli assoli. Siamo proprio al confine tra composizione e improvvisazione. “Habit III” tra l'altro inizia in una maniera davvero sorprendente: i musicisti suonano all'unisono, ma tra le brevissime cellule melodiche, ci sono delle lunghe pause. Anche il batterista le segue, per cui il tempo ce l'hanno in testa. Il ritmo non è regolare. Si potrebbe parlare di legame quantico (quantum entanglement), per quanto i quattro musicisti riescano a sembrare un ibrido con otto braccia e una mente sola.
Quindi le cellule melodiche rappresentano le abitudini, da rompere e poi ricostruire periodicamente. Ma la tecnica con cui realizzano questo concetto è pazzesca. Per tutti gli amanti del free jazz: qui trascendiamo nella metafisica musicale! (Gilberto Ongaro)