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WITH OPEN ARMS  "Some place like home"
   (2025 )

Ambient ed elettronica vanno spesso a braccetto. I suoni distesi insieme alla possibilità di generare loop creano mondi alternativi dove rifugiarsi. Se una persona è appassionata poi, quando ha la possibilità di tornare a questo tipo di esperienze sonore, per lei è un po' come tornare a casa. “Some Place Like Home” dà questa sensazione.

Album uscito per Sounds In Silence, “Some Place Like Home” è firmato dal duo With Open Arms, formato dall'incontro fra Dan Robertson e Ben Rath. I due artisti “a braccia aperte” hanno creato un viaggio acustico dove distendersi e prendere fiato. In un mondo dove suonano sempre più le bombe e le sirene di guerre e rivendicazioni per nuove guerre (sì, insomma, un mondo governato da totali imbecilli), si può reagire o facendo più rumore, come si faceva ai tempi dell'hardcore punk e dell'industrial, o al contrario si possono creare questi confortevoli paradisi artificiali.

Nonostante i numerosi suoni avvolgenti, a volte i morbidi bassi sottendono un'agitazione, come quelli di “Y Mynydd (Fersiwn Glas)”, latente e che mai deflagra. Accanto ai suoni sintetici, abbiamo anche delle registrazioni di campo, come in “Hope and Tender Longing”, tra tazze poggiate sul tavolo e altri rumori domestici accompagnati da loop di chitarra, che rendono il tutto malinconico. Non è proprio un ambient rilassante, è più un luogo dell'anima, quindi le emozioni si esprimono tutte. Anche i desideri roventi, come in “Desire's Endless Burning”, dove i suoni vengono distorti e gradualmente “bruciati”, mentre sembrano rimbalzare grazie all'effetto delay.

L'acqua che apre l'album in “Rough Waters” è seguita dal suono evocativo e vagamente vintage di “The Kindness of Strangers”, un suono che sembra provenire da un organo a canne, di quelli “piccoli”, con pochi registri aperti, ma elaborato elettronicamente. Curioso il titolo “Warehoused”, cioè immagazzinato, che fa pensare ai documentari sugli stoccaggi e ai transpallet che movimentano merci. Ma il brano è scuro, i bassi pulsanti fanno da protagonisti e titillano le orecchie (se si ascolta in cuffia). Al contrario, “Sankofa” è carica di suoni luminosi, brillanti e anche levigati, forse ottenuti tramite sintesi granulare.

“Hiraeth” è il più celestiale, con un'onda sonora che si avvolge su sé stessa, raggiunta dagli arpeggiatori di “Transient Ephemera”. Il titolo successivo sembra il manifesto del disco: “Ode to Quiet Living”. Qui si muovono suoni cristallini degni dei panorami in CGI dei più recenti film Disney/Pixar. Gli uccellini, accanto alle mosche, fanno da tramite tra questo brano e “Some Stubborn Embers Burn On”, dove va a ripetizione un loop di pianoforte che insiste su una sola nota, mentre altri pad ci avvolgono.

“Some Place Like Home” è una casa tranquilla, un porto sicuro dove tornare quando l'esplorazione del mondo è deludente, o pericolosa. (Gilberto Ongaro)