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SOKUSHINBUTSU PROJECT  "Libera nos Domine"
   (2025 )

Per comprendere un’opera come “Libera Nos Domine”, bisognerebbe accostare una chiesa piena di cantori ad uno stabilimento industriale. Realtà non del tutto impossibile, che i Sokushinbutsu Project realizzano in questo album.

Il rumore fa parte della nostra esistenza tanto quanto l’elemento spirituale. I sette brani si riferiscono tutti a estratti di messe da requiem. Tra gli autori troviamo Johannes Ockeghem e Josquin Desprez, contemporanei della fine del ‘400 ed entrambi facenti parte della scuola fiamminga, e poi Giovanni Pierluigi da Palestrina e Orlando di Lasso, che invece vissero appieno il ‘500.

Quindi i pezzi che compongono “Libera Nos Domine” (''Liberaci o Signore'') hanno ovviamente titoli in latino: “Iudex est venturus” (''il Giudice sta arrivando'') e "Calamitatis et miseriae" (''Calamità e miseria'') evocano l’arrivo del giudizio universale, ”In lucem sanctam” la ''luce santa'', “Descendant in infernum” (''scendendo agli inferi''), ''Sacrificium iustitiae'' (''sacrificio di giustizia''), ovvero un atto di gratitudine verso la giustizia divina.

Ecco poi ”Kyrie eleison”, ''Signore pietà'', espressione di preghiera usata in diverse occasioni nella preghiera quotidiana e facente parte dell’atto penitenziale liturgico. E infine gli ultimi due brani: “Chorus angelorum”, antifona gregoriana della Missa pro Defunctis, e “Requiem aeterna”, l’eterno riposo.

Ecco arrivare a questo punto Enrico Ponzoni e Massimo Mascheroni, i componenti del suddetto Project, che con una strumentazione decisamente particolare e varia, incorniciano queste opere d’arte con suoni ed effetti.

Sicuramente il concetto melodico viene lasciato agli interpreti dei requiem. Gli strumenti utilizzati, a parte rari casi, contestualizzano la composizioni in chiave industriale. Il Mascheroni utilizza synth e sample, mentre Ponzoni si diletta anch’esso con synth, chitarra elettrica voce e uro-pipe. Quest’ultimo strumento è un sorta di cornamusa in formato asl: è stata infatti realizzata con una sacca da catetere con annesso un tubicino nel quale si soffia dentro.

L’opera, goliardica, è del liutaio Marco Casiraghi in Lecco. L’effetto di questo progetto non è certo sperimentale: perché l’esperimento in sé è perfettamente riuscito. (Andrea Allegra)