MALVAX "Il sabato sera del villaggio"
(2025 )
Son passati circa due secoli (1829) da quando Leopardi scrisse la celebre poesia “Il sabato del villaggio”, ma i suoi memorabili echi sono destinati a non placarsi mai, poiché quello scritto era l’emblema del disincanto della vigilia di un evento gioiosamente atteso che poi si rivelerà fugace, effimero ed inarrivabile.
Una vigilia che è un po’ quella che ha voluto rappresentare il quartetto modenese dei Malvax col nuovo album “Il sabato sera del villaggio”, che si respira nella vita di paese, il quale rappresenta l’eterno dilemma se continuare a godere delle cose semplici in piccoli contesti oppure cedere alla tentazione di ampliare le proprie visioni tra le lusinghe della grande città.
Cosa ci dobbiamo attendere dalla mezzoretta d’ascolto? Un tracciato che si snoda in 11 brani tra sentieri di cantautorato, english pop-rock e traiettorie indie, nei quali vige (sovente) un’aere disincantata, scanzonata, ironica e beffarda: insomma, l’antifona che orbita è quella di una bella ”Festa” movimentata, fremente, giocando a briscola con un amaro da gustare, tanto squisito da eleggerlo a singolo di punta.
Per chi non piace l’amaro, la band mesce un “Lambrusco supernova” che pulsa di battiti alcolici formidabili, mentre nell’incipit di “Il primo passo” si odono dilettevoli richiami agli Sheppard. Invece, sia “Buco dell’ozono” che “Università a Bologna” sono atti ballad ma visti sotto la lente adulta e contornati da sonorità plausibili.
Torna l’ironia strisciante nella veemente “Mamamama”, prima di cedere la mano ad uno degli episodi più riusciti dell’album, ossia “Prima di ritrovarti”, poiché la band esula da tutte le coordinate fin qui proposte, mettendo in evidenza un’inaspettata capacità assemblativa, fatta di variabili pertinenti ed efficaci.
Dopo la mielosa slow-song “Granata” (che non gli fa propriamente onore…), fortuna che presto si arrampica nelle nostre orecchie una “Edera” che cresce all’istante nella top-five dell’opera.
Come detto, “Il sabato sera del villaggio” va vissuto come un party goliardico, festoso e illusorio, con tanto di “Sigla”, che sancisce la vita di paese che non è poi cosi tediosa e frustrante se si vive con lo spirito esorcizzante dei Malvax: magari provando a fare un giro dalle loro parti, nella natia Pavullo nel Frignano, e chissà che non si attui una fuga di massa dalle città… (Max Casali)