THE WANTS "Bastard"
(2025 )
Spesso ci sono nuove band del sottobosco che fondono post punk e new wave (che in fondo sono molto vicini storicamente e stilisticamente, uno contiene l'altro e viceversa) ma con esiti un po' tristi: il rischio è che ne esca una zona grigia né carne né pesce, con spruzzate elettroniche in sottofondo a chitarre riverberate senza ispirazione. Invece i Wants sono uno dei pochi esempi che sento funzionare, in quest'equazione frequente.
Perché qui l'elettronica fa l'elettronica, non lo sfondo, e si integra alla pari con il calore della rock band, regalando all'arrangiamento occasioni di essere sinistro. La produzione è tridimensionale. Ogni tamburo della batteria è ben definito e spinge assieme ai bassi sintetici ed elettrici uniti; inoltre, c'è una buona capacità di costruzione delle canzoni, che evitano strofe e ritornelli, preferendo dei crescendo e decrescendo, o comunque un progredire narrativo.
Forse è anche lo spunto di partenza, reale e sentito, che ha aiutato. Il dolore per l'improvvisa perdita del padre, ritrovato in circostanze abbastanza cupe, è stato sublimato nell'album intitolato “Bastard”. L'elaborazione del lutto è diventata occasione per condividere una sofferenza in cui altre persone possono ritrovarsi. Il videoclip di “Data Tumor” è una valida trasposizione in immagini delle sonorità ricercate dai Wants.
Credo che il fulcro della riflessione arrivi in “Cruel”: “I never know I can be so cruel”. L'introspezione fa uscire fantasmi e parti di sé sgradevoli, ma con cui bisogna fare i conti. “Lover Sister Mother” è uno degli apici drammatici, dove la sequenza armonica coincide bene con lo scorrere del testo inquieto. Il titolo “Feeling Alright” contraddice la musica, che è sì vivace e veloce, ma ci sono spesso accordi diminuiti, e la chitarra scala dei cromatismi che comunicano agitazione, mentre un arpeggio elettronico nella strofa è costruito in modo da sembrare instabile.
Se volete ascoltare delle canzoni che superano il dolore trasformandolo in qualcosa di figo da ascoltare, “Bastard” è il disco giusto per voi. (Gilberto Ongaro)