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LARS KUTSCHKE  "Braşov tales"
   (2025 )

Descritto come blues, rock, funk, soul e jazz. In una parola sola, fusion. L'EP “Braşov Tales” è un irresistibile lavoro di Lars Kutschke, compositore e virtuoso chitarrista, scritto pensando all'amico e collega Chris Coleman, batterista in questo disco.

Accanto a loro troviamo Till Sahm alle tastiere (Fender Rhodes, organo, sintetizzatori), Tom Götze a basso e contrabbasso, Michal Skuski al sax tenore, Dave Hobeck alla tromba, Veronika Lauer alla viola, Felicitas Whemschulte al violino e Aidos Abdullin al violoncello. Con un organico di questo tipo, potete immaginarvi la ricchezza sonora della proposta.

La cosa che si sente più forte è il groove. Un tiro micidiale, soprattutto nei tre brani centrali in scaletta: “Kite City”, “Green Hill View” e “Hardly Ever”. Il brano d'apertura “Ada In A Uber” preannuncia il groove in arrivo tramite il basso pulsante, ma avvia l'EP con un'atmosfera più distesa, spaziando armonicamente tra accordi compositi e soluzioni che cercano di non “chiudere” mai l'armonia, di non arrivare quasi mai ad un accordo di approdo.

È in questo primo brano che si sente l'intervento degli archi, che aiuta ad aumentare l'effetto di suspense. Per “Nicu”, quinto e ultimo brano, Kutschke imbraccia la chitarra acustica e sembra andare in una direzione mansueta. Il pianoforte avvia l'ultimo groove che viaggia in direzione soul. Coleman suona sul bordo del rullante, ottenendo una sonorità che sembra imitare il battito di mani. Anche il tema, con le sue acciaccature blues doppiate da pianoforte e chitarra, richiamano un preciso contesto socio-musicale.

È interessante notare che l'ispirazione per questo tipo di musica, generalmente sviluppatasi in ambito afroamericano, in realtà provenga da Braşov, città della Romania. Nella biografia, scopriamo che Kutschke è stato invitato dalla cantautrice statunitense Sharrie Williams nel Michigan, ed è lì che ha ricevuto la sua “iniziazione blues”, in una chiesa battista. Kutschke ha fatto suo questo linguaggio musicale e possiamo goderne in “Braşov Tales”! (Gilberto Ongaro)