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PAAL NILSSEN-LOVE  "5th of march 2021 / 15th of december 2024"
   (2025 )

Gong. Gong ovunque. La nuova uscita di Paal Nilssen-Love ci fa scoprire la sua profonda esplorazione del gong, e propone (sulla sua etichetta PNL records) due performance dove ne usa ben nove. Una è stata il 5 marzo 2021, l'altra il 15 dicembre 2024.

I gong sono diversamente intonati: i due più larghi (38 pollici) sono rispettivamente in Do e Do diesis. Come i musicisti ben sanno, unire due note di pianoforte distanti un semitono creano una dissonanza. Immaginatevi due gong a così basse frequenze di Hz, quali battimenti generano. Nilssen-Love esplora questo ed altro.

Il risultato sono delle performance dove, oltre ai noti colpi con lunga coda, scopriamo tante altre possibilità espressive del noto grande piatto. Il batterista lo alterna con altre percussioni, suonate in maniera aritmica. Quello che ascoltiamo ha il sapore della fenomenologia: non è l'esecuzione di una composizione, è un evento che accade.

Infatti, nella prima esibizione, le pause che intercorrono tra alcuni colpi e gli altri, sono quelle che servono all'artista per spostarsi da un lato all'altro del set, e anche questi passi che muove rientrano nella registrazione, fanno parte della performance.

Nella seconda esibizione, quella del 2024, si sente anche il pubblico presente, che all'inizio chiacchiera e ridacchia. Se nel 2021 l'attenzione era quasi ossessiva verso i singoli strumenti, uno alla volta, stavolta l'intento è più “polifonico”, più concertato. I gong sono probabilmente ravvicinati, quindi il movimento assomiglia più a quello di un assolo di batteria.

A un certo punto, dopo una strisciata tagliente, si sente un “bravò”, probabilmente di uno spettatore, forse sarcastico? Non so cosa succeda intorno al tredicesimo minuto, ma sembra di sentire un moscone, o un attrezzo elettrico che aumenta e diminuisce di forza, forse realizzato tramite delle rotazioni rapide sulle superfici, non saprei...

Al diciannovesimo minuto Nilssen-Love inizia a utilizzare anche un whistle (fischio usato di solito in contesti comici, che qui dopo la prima apparizione risulta meno esilarante), e poi il batterista utilizza tutto il suo armamentario di percussioni. Non solo gong, quindi.

È un'esperienza surreale, soprattutto quest'ultima. La prima è più autoriflessiva, quasi scientifica, mentre questa ha un gusto più espressivo e a tratti buffo. In ogni caso, il fascino del gong è legato alla sua componente spirituale, che si traduce concretamente in quelle code acustiche che risuonano nell'aria, come un evento invisibile dal suono talmente forte che sembra di vedere le onde sonore.

Se volete provare queste strane sensazioni, tuffatevi in questa gongterapia! (Gilberto Ongaro)