recensioni dischi
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STEFAN GOLDMANN  "Live at Borusan Müzik Evi"
   (2025 )

Ritorna nelle nostre pagine Stefan Goldmann, il compositore tedesco-bulgaro che in “Expanse” ci faceva ascoltare 5 ore d'aria (https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=10733) e in “Alluvium” proponeva delle poliritmie elettroniche concepite con metodo matematico e geometrico (https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=10817). Questa volta si tratta di una performance dal vivo, avvenuta a Istanbul.

Uscito per Macro Records, “Live at Borusan Müzik Evi” è un'esplorazione del rumore (non a caso è stata concepita per il Noise Festival). Il viaggio parte con dei sinistri colpi isolati nel silenzio, in “Onset Trajectory”, per poi passare al caos saturante di “Qanath” e ai sibili sotterranei di “Vilayet”. L'elettronica si fa più esplicita in “Tefter”, mentre in “Hard Palate” si aggiungono profondi battiti. Un insetto sintetico (cioè un'onda sonora sottile e trapanante) apre “Anaphora”, forse il momento più inquietante della performance.

Con “Builders” entrano in gioco degli accordi intonati, ma utilizzati alla pari con gli elementi rumorosi, senza una costruzione ritmica. Questi suoni sintetici rimbalzano rallentando e accelerando. In “Arda” l'elemento intonato è più presente, con piccoli pattern melodici ma anche tanti rumori ariosi che sembrano trasportarci in un wormhole. Alla fine di questo viaggio cosmico, l'ultima traccia viene chiamata “Healer” (guaritore), ma è un'ultima cavalcata di sonorità concrete.

Probabilmente non sapremo mai cosa sia significato ascoltare questa esibizione lì, perché è stata concepita proprio basandosi sull'architettura circostante. Ci possiamo però fidare della reazione del pubblico presente, che a fine performance esplode di entusiasmo, tra urla ed applausi. Sarebbe curioso vedere cosa Goldmann potrebbe realizzare, se costruisse un dialogo sonoro ad esempio con le mura del Colosseo, o dell'Abbazia di San Galgano. (Gilberto Ongaro)