recensioni dischi
   torna all'elenco


GATES OF CHAOS  "My war"
   (2025 )

I Gates of Chaos sono un sestetto romano che arriva all’album d’esordio con una modalità che lascia un tantinello perplessi.

In effetti “My war” non è niente altro che l’unione di due uscite precedenti (gli e.p.’s “Invictus” e “Out of hell”) per un totale di 6 brani di discreta durata. Però accorpare due lavori già editi senza aggiungere un po’ di materiale nuovo nell’opera prima sulla lunga distanza, credo non sia un’operazione commerciale centrata del tutto.

Tuttavia, il symphonic-metal che sprizza dai pori della band capitolina si apprezza comunque parecchio, per gli innesti di trash e progressive disseminati con criterio, con l’ulteriore aggiunta che i diversi background dei singoli elementi arricchiscono la quadratura del progetto.

Resta, però, la non omogeneità tra i 6 brani, visto che derivano da periodi diversi, e ciò desta un po’ di rammarico poiché la mancanza di un collante sonoro fa perdere la compattezza all’insieme.

In ogni modo, la potenza sinfonica non latita in “Invictus”, “Ninth Circle of Inferno” e “Out of hell”, caratterizzati da un intenso impatto emotivo, mentre il singolo “Shallow” galoppa fieramente su impervi tappeti sonori ricchi di grinta e sontuosità espressiva.

Maggiormente ossessiva e oscura appare la frenetica “Far down Below”, mentre la titletrack si presenta con un’intro onirico di keyboards distopiche: preludio ad uno sviluppo imprevedibile e variegato lungo circa 8 minuti che mette in bella vista la caratteristica di passare (con disinvoltura) dall’inglese all’italiano senza far perdere all’assetto interpretativo un certo magnetismo.

“My War” strappa quindi un’abbondante sufficienza, tendente al “sette”, ma per ambire a voti più alti alla seconda prova basterà sfornare un paio di singoli più trainanti e non soffrire più della smania di uscire a tutti i costi senza un amalgama coeso e vincente.

Però, una battaglia questi ragazzi l’hanno vinta: quella della coerenza ideologica verso un genere poco combattuto in terra nostrana. E questi tipi di “guerra” fanno comunque bene alla musica. Avanti cosi, raga… (Max Casali)