CESARE BASILE "Nivura spoken"
(2025 )
Per i cantautori, le parole scelte per i propri testi sono fondamentali. In questo caso, Cesare Basile decide di non cantare, e lasciare lo spazio del logos a voci femminili recitanti, per un lavoro spoken word siculo, che si intitola per l'appunto “Nivura Spoken”.
I racconti sono accompagnati da sonorità industrial che rendono l'atmosfera sinistra e disturbante. Tra le voci, salta all'occhio la presenza di Nada Malanima, nota a tutti come Nada, una leggenda vivente italiana. Lei e Rita Lilith Oberti, Sara Ardizzoni, Valentina Lupica, Sarah ElkahlOut e Vera Di Lecce scelgono parole oscure. Lilith recita “U me zogu cor diavu”, liberamente ispirata a “Sympathy for the devil” dei Rolling Stones, mentre i suoni distorti procedono incespicando in un ritmo lento.
Ardizzoni invece parla, o meglio sospira in ferrarese in “Nisun al da na vos”, con la voce sdoppiata da un effetto che la ingrossa (pitch down), con effetto mostruoso, e le sue parole sono tratte da nientemeno che Lord Byron. Nada poi scrive parole di proprio pugno per “Cosmo”, raccontando di onde magnetiche, venti sospiranti e “gocce che sbattono sui vetri dell'oblò”. Basile la segue con suoni e rumori elaborati a sintesi granulare, dando un effetto surreale: sembra contemporaneamente un'esperienza interiore ed esteriore, fluttuando tra i meteoriti e la percezione di sé.
Il turno di Vera Di Lecce arriva con “Aremu rindinedda”: un ritmo trip hop spinge le parole che provengono da un tradizionale salentino, mentre in “Frustration” Sarah ElkahlOut pronuncia parole proprie in inglese su uno sfondo statico, caratterizzato da un pad costante e ipnotico. Infine, si ritorna in Sicilia con Valentina Lupica, che con “Nchiaccatu” ci porta tra le righe del drammaturgo palermitano Franco Scaldati, mentre Basile elabora impulsi dall'esito psichedelico.
Un nuovo capitolo per Cesare Basile, che come al solito non si ferma mai al già fatto, esplorando sempre strade diverse. (Gilberto Ongaro)
