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SUZANNE VEGA  "Flying with angels"
   (2025 )

Sì, avete letto bene in giro, e si sente non poco, questa teca tesa tra folk e pop tendente al rock l'ha prodotta quel geniaccio di Gerry Leonard, storico collaboratore e chitarrista già al fianco di David Bowie - sue le chitarre di "Loving the alien" specie nella versione dal vivo, davvero mirabile, e in "The stars are out tonight".

E così è tornata, vivaddio, la altrettanto mitica e inossidabile Suzanne Vega, che è molto più di quella "Luka" ascoltata da decenni in tante salse. Una viaggiatrice nel tempo che con la sua chitarra e la sua voce unica sembra quasi un'aliena, anche lei, in questo panorama asfissiante di cantanti improvvisati e bombati di steroidi che non imbroccherebbero una nota se gli togliessero l'autotune.

Qui invece siamo di fronte a una artista autentica, capace di costruire un percorso autonomo di scrittura di testi e di musiche accattivanti e mai banali.

"Flying With Angels" è un ottimo album da ascoltare e riascoltare, mi fa un po' nostalgia pensare che Suzanne l'ho vista al Leoncavallo 25 anni fa a chiusura di una serata aperta da Ginevra Di Marco. Bei tempi, che Vega non manca di rievocare e perpetuare con le sue ballate piene di grazia e arguzia, scritte con innegabile classe e con stile, all'insegna di un equilibrio che è un po' il suo marchio di fabbrica.

Io continuo a preferire il disco di esordio veghiano, quello che conteneva una perla chiamata "Marlene on the Wall", e tutto sommato altre voci femminili come Beth Orton, Beth Gibbons e Elizabeth Fraser. Ma per un ideale gineceo canoro, Suzanne non la lascerei certo fuori dalla porta. Ci mancherebbe, e questo nuovo disco pur nella sua brevità va bene così.

Voto complessivo 8 meno. Consigliatissimo a chi, come me, deve disintossicarsi da un'overdose primaverile ed estiva di Lola Young. Che, a proposito, incombe con il nuovo album. Ma questa è un'altra storia di un'altra generazione. A ciascuno la sua. (Lorenzo Morandotti)