recensioni dischi
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BENEDICTE MAURSETH  "Mirra"
   (2025 )

La “Mirra” intesa in questo disco non è da confondersi con la mirra dei Re Magi. È un termine dialettale norvegese che indica un curioso movimento che compiono le renne selvatiche: corrono in cerchio, per riscaldarsi e per allontanare i predatori. La musicista Benedicte Maurseth ha visto le renne selvatiche due volte nella vita, di cui la prima a 7 anni: dal fascino per questi animali, nasce l'ispirazione per il suo album “Mirra”.

Uscito per la sempre ottima Hubro Records, “Mirra” è un concept album che ruota quindi attorno alla renna selvatica: il suo ambiente, i suoi versi (letteralmente registrati per la titletrack) e la preoccupazione per il suo rischio di estinzione a causa dello spazio sempre più ristretto che l'uomo le riserva.

Maurseth è una rinomata suonatrice dell'Hardangerfele, la tradizionale viola Hardanger, diffusissima tra i fiordi. Accanto a lei compaiono le percussioni di Håkon Mørch Stene, il contrabbasso di Mats Eilertsen e il pianoforte e l'elettronica di Morten Qvenild che ha anche prodotto il disco. In più, compaiono anche dei field recordings della natura, non solo delle suddette renne: nella traccia “Nynsø over reinlav” c'è un'intera fauna a circondare la musica. Ci sono il gufo delle nevi, la volpe artica, il ghiottone e uccelli come il chiurlo, il falco e altri più caratteristici della zona.

Il risultato è un ambient folk tra improvvisazione, sonorità tradizionali e panorami di suoni: potremmo tradurre il termine “soundscape” con “suonorama”, dato che questa scelta estetica è sempre più ricorrente nelle musiche di questo tipo. “Mirra” è un'esperienza immersiva da ascoltare con estrema calma, assaporando ogni singolo suono che ci fa immaginare le meraviglie di Eidfjord e le loro renne. (Gilberto Ongaro)