recensioni dischi
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PETER GABRIEL  "In the big room"
   (2025 )

Finalmente.

Peter Gabriel è un monumento, un mito, un'icona che non si tocca. Eppure negli ultimi tempi ci aveva un po' abituati troppo bene, sperimentando sì, variando e rimodulando. Ma ogni artista ha il suo acme.

Peter, dopo la stagione con i Genesis - a proposito, sono 50 anni di ''The Lamb lies down on Broadway - ha regalato al mondo un'avventura solista unica, epica e irripetibile, anche grazie a un gruppo di sodali di assoluta eccellenza. E, personalmente, dico che il massimo lo ha raggiunto nelle esibizioni live.

Ora plaudo a questo disco, registrato in un consesso per pochi intimi, quasi da camera, e che camera. Esce per ora solo in digitale, e si torna ai tempi d'oro dei live fatti come si deve e che suonano da Dio, questo “In the big room”, che consacra Gabriel con il suo più bel disco in studio, "Up", attesissimo e ambiziosissimo, secondo solo al "Third", che vince tuttora la prova del tempo.

Vidi e probabilmente fui anche immortalato nel relativo DVD del concerto milanese del tour di "Up", che alla prova dei fatti è uno dei migliori live in assoluto della storia, per scenografia, energia e qualità complessiva.

Per questo live il tour fa tappa nella Big Room dei suoi Real World Studios a Box, villaggio sito vicino alla città di Bath, nel Somerset, contea nel sud-ovest dell'Inghilterra. A casa insomma. E che casa, anche se ricordiamo che il nostro si è sposato ad Arzachena, in un fantastico resort, e in Sardegna ha preso casa.

Come ha commentato lo stesso Gabriel: "Non avevo mai sfruttato appieno la Big Room come spazio per esibizioni e quando, nel 2003, si è presentata l'opportunità, l'abbiamo colta al volo e abbiamo offerto il piccolo numero di posti ai membri del Full Moon Club. Non faceva parte di un grande tour, quindi non eravamo preparati come avremmo potuto essere durante il tour, ma ci ha permesso di ottenere un'esibizione più sveglia e grintosa, perché eravamo completamente concentrati su quello che stavamo facendo".

Questo live è insomma una grande summa del suo percorso, un aureo bignami dove trovate il distillato del miglior Gabriel di sempre, e come tale merita un 10 e lode e obbligo di ascolto in loop per almeno un mese ai fan della melassa tipica che ammorba la rete e l'etere.

Onore anche alla band che, ricordiamo, è composta da Tony Levin (basso), David Rhodes (chitarra), Ged Lynch (batteria), Richard Evans (chitarra, fischietto, mandolino), Rachel Z (tastiere e cori) e Melanie Gabriel (cori).

Imperdibile per i neofiti, per i fan sfegatati forse è un deja vu ma vale la pena come documento storico di un'epoca che, purtroppo, non tornerà. (Lorenzo Morandotti)