STUBBLEMAN "1:46:43 - The Ventoux trilogy"
(2025 )
Se devo collegare musica e bicicletta, cosa mi viene in mente?
Simultaneamente penso a tre esempi: Frank Zappa che nel '63 compare in televisione per suonare una bici; Francesco Baccini che nel '90 canta “Sotto questo sole” assieme ai Ladri Di Biciclette; infine, il singolo “Tour de France” dei Kraftwerk, uscito nell'83. Forse è a quest'ultimo che ci possiamo agganciare, per parlare dell'esperienza sonora che ci propone Stubbleman, alias Pascal Gabriel.
Il musicista belga ha percorso in bicicletta il Mount Ventoux, a sud della Francia, una cima nota per essere difficile tappa del Tour De France, con una pendenza del 7,7%. Nel farlo, ha realizzato quattro sequenze per sintetizzatori modulari, registrando durante la salita quattro parametri dal computer di bordo: il battito del cuore, velocità, forza della pedalata, e gradiente di pendenza.
Le sequenze sono utilizzate per realizzare pattern, loop e fondali sonici avvolgenti, ai quali Stubbleman aggiunge field recordings, e sviluppa texture melodiche e ritmiche, disseminate nelle diciotto tracce che compongono “1:46:43 The Mount Ventoux Trilogy”, uscito per Crammed Discs.
Le scelte estetiche nella composizione, e le scelte tematiche che affiorano dai titoli dei brani, fanno emergere una forte componente spirituale. E come ogni valida esperienza spirituale (e non religiosa) richiede, tutto parte dalla meditazione, dall'osservazione della realtà circostante. La musica tenta di rappresentare in suoni i panorami osservati da Gabriel durante questa faticata.
Alcuni titoli mostrano che, in fase di montaggio, di concettualizzazione delle tracce, la riflessione è andata ben oltre la cima del Tour De France. Mi ha colpito molto ad esempio “The Green Cathedral”. Non sapendo cosa fosse, pensavo fosse letteralmente la visione di un edificio tutto verde, un miraggio visto sul Mount Ventoux causato dallo sforzo sportivo...
Invece, la “Groene Kathedraal” è un'opera di land art realizzata da Marinus Boezem: si tratta di 178 pioppi lombardi piantati in modo da ricalcare la forma del Notre Dame di Parigi! Dall'alto si vede la forma della pianta della cattedrale. Ma quest'opera verde si trova in Olanda, non vicino al Mount Ventoux.
Sottolineo questo, per dire che l'osservazione è partita dal paesaggio circostante, dove Stubbleman deve avere provato anche una bellissima solitudine (“Alone For Nine Minutes” sono nove minuti di accordi lenti e distanziati l'uno dall'altro, che fanno percepire la calma esistenziale in un vasto spazio), ma poi tutto è trasceso in una considerazione sulla vita umana nell'universo.
“On Hallowed Ground” significa “Su una terra consacrata”; “The Vanity Of Human Wishes” ci ricorda, per dirla alla Branduardi, che tutto è vanità, e nel finale le note vengono suonate anche da un violino. Altri titoli salgono ancora più su: “Into the Ether”, “Lending Splendour”, “Infinite Shimmer”, addirittura “Rising With The Angels”.
Quest'ultima è molto suggestiva. Coi suoi suoni evanescenti e l'andamento su due accordi maggiori, ricorda “Pyramids in slow motion” dei Light Conductor (la potete ascoltare in fondo alla relativa recensione qui http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=8789).
Se all'inizio resta la curiosità di capire a quali suoni corrispondano le sequenze di partenza (battito del cuore, velocità, forza di pedalata, e soprattutto gradiente di pendenza? Musicalmente cosa diventa?), ben presto ci si lascia abbandonare all'esperienza globale, assolutamente consigliata per i fan di Brian Eno; qua e là infatti, ci sono reminiscenze di un altro mondo verde (“Another Green World”). Un'esperienza toccante, che non lascia indifferenti. (Gilberto Ongaro)