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LOUISE ROSSITER  "Der industriepalast (part 1 & 2)"
   (2025 )

I millennials come il sottoscritto, forse ricorderanno quel geniale cartone animato educativo “Allacciate le cinture, viaggiando s'impara”, dove una classe, accompagnata da una maestra di scienze un po' svitata, faceva dei viaggi impossibili con uno scuolabus magico: una volta si è trasformato in astronave per visitare il Sistema Solare; un'altra volta si è ridotto a iguana per esplorare la flora; una volta invece, si è miniaturizzata per entrare nel corpo di uno degli studenti!

A proposito di quest'ultimo: tramite la musica elettroacustica, la compositrice Louise Rossiter ci propone un viaggio all'interno del corpo umano. Prendendo spunto dal saggio breve di un fisico e filosofo francese del Settecento, “L'uomo macchina”, Rossiter chiama il suo lavoro “Der Industriepalast (part 1 & 2)”, uscito per Oscillations Records.

Lungi dal portare una visione sociologica come quella dei Kraftwerk, che in “Die Mensch-Machine” ci ammonivano che siamo robot, nel senso che siamo alienati in una società sempre più meccanica (ed ora digitale e virtuale), “Der Industriepalast” esplora il corpo umano di per sé, con curiosità scientifica, considerandola una “macchina meravigliosa”, tanto per citare una gloriosa trasmissione del compianto Piero Angela.

Tramite impulsi elettronici ed elettroacustici, Rossiter nella prima traccia “Homo Machina” ci fa vagare in tutti i rumori possibili ascoltati dall'interno del corpo, in una sinfonia di gorgoglii, respiri, battiti cardiaci e altri suoni difficilmente identificabili.

“Neuronen” invece si basa sul concetto che il sistema nervoso funziona come un insieme di stimoli e reazioni, come un campanello premuto. Il brano contiene ticchettii, trapani e molti microscopici rumori “solidi”, circondati da battiti tonanti che sembrano provenire da lontano, come in un buon sistema home theatre. “All... around... you...”

“Synapse” continua il percorso neuronale, tra stimoli che talvolta vengono ordinati in un ritmo marziale, ma solo per poco tempo. Gli impulsi elettrici sono per di più rapidi e amorfi, inafferrabili: sembrano una pioggia digitale, interrotta solo da “portoni” automatici.

Ora passiamo all'apparato circolatorio: “Fairytale journey on the bloodstream” ci fa navigare a bordo di un globulo bianco, lungo il flusso sanguigno. Una cascata rossa pervade la traccia, facendoci percorrere questi lunghi tunnel (dove nei film per ragazzi si urla sempre precipitando). Il brano fa percepire vertiginosamente il senso di velocità del flusso. L'onda rumorosa è accompagnata da bordoni di accordi in tonalità minore, regalando un po' d'inquietudine.

“Iris Key”, tradotto “la chiave dell'iride”, fa probabilmente riferimento all'iridologia, pratica secondo la quale diagnosticando l'iride nell'occhio, si possono vedere i segni di malattie di tutto il corpo, in un'ottica olistica. Al di là di chi ci crede o meno, Rossiter fa la traduzione sonica di questa teoria.

Con “Kernel” entriamo nel cervello, e la texture di note e rumori si fa più fitta ancora: un caleidoscopio di colori diversi che si muove in maniera repentina. E infine, i fan di Peter Gabriel alzeranno le sopracciglia leggendo il titolo “I/O”. No, non è una cover del pezzo dall'esistenzialismo ottimista dell'Arcangelo, bensì la traduzione sonora del concetto “input / output” che sottende al titolo. Tra schegge ferrose, codici morse e rimbombi metallici, si riassume il concetto di stimoli lanciati e ricevuti, con il quale il corpo funziona.

In realtà, anche l'universo sembra funzionare così. Un po' tutto, nel flusso di ogni cosa. Con Louise Rossiter, approfondiamo questa legge universale all'interno della macchina meravigliosa che ci... forma? È questo il punto. Noi siamo il nostro corpo? O ci siamo solo dentro, come un'anima che “ha” un corpo?

Le teorie e credenze sono innumerevoli. Eppure, il fisico Federico Faggin, studiando i fenomeni quantistici, è arrivato a qualcosa di più di un atto di fede, nell'affermare che la nostra coscienza stia “usando” il corpo come un avatar, e questo spiegherebbe perché molti in coma vedono sé stessi dall'alto.

Tramite quest'affascinante esperienza elettroacustica, la compositrice britannica provoca queste e altre domande, spingendoci a chiederci di più sulla natura del nostro corpo... diventando la Ms. Frizzle di una classe di ascoltatori! (Gilberto Ongaro)