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L'ANTIDOTE  "L'Antidote"
   (2025 )

La musica come antidoto al mondo: di questi tempi, questa è la concezione più saggia dell'arte dei suoni. A maggior ragione se priva di parole, strumentale.

Sono già stati scritti oceani di parole, poesie contro la guerra, per la pace, per un mondo più giusto eccetera eccetera, e sembrano essere stati inutili. Meglio tornare alla funzione taumaturgica del puro ritmo, delle melodie e degli scambi alchemici ottenuti nell'armonia.

L'Antidote è un trio nato con questa intenzione, ed è formato dal percussionista di origine iraniana Bijan Chemirani, dal pianista libanese Rami Khalifé, e da Redi Hasa, che ascoltando la prima traccia dell'omonimo album d'esordio, “Pomegranate”, si direbbe intento ad eseguire intriganti arpeggi di chitarra.

E invece non c'è nessuna chitarra. Redi Hasa è un violoncellista albanese, e nel video su YouTube c'è la prova: lo si vede imbracciare il violoncello come una chitarra, e suonarlo nella maniera della sei corde. La sua voglia di sperimentare incontra le tessiture di Chemirani, che non percuote la batteria, bensì: lo zarb, il daf e il calabash. Ma imbraccia anche il saz lafta (liuto). I due sono affiancati dalle strutture ipnotiche di pianoforte.

In “Desert Plant” ad esempio, si insiste su un solo accordo minore, sul quale il pianoforte alterna la nota dominante (quinta) alla sesta minore, creando così un andamento cadenzato vagamente minaccioso, una sensazione di suspense, stemperata poi da altri interventi sulle note più acute, sostenute queste da gravi bordoni del violoncello. Episodio molto suggestivo, questo.

Khalifé non si accontenta di suonare i tasti bianchi e neri. Nel suddetto video si vede appoggiare una mano sulle corde, per ottenere un suono diverso, come quelli “preparati”. In “Dates, Figs and Nuts” invece il suono viene accorciato e reso scattoso tramite l'elettronica.

Tra le parti ipnotiche e quelle timbricamente sperimentali, si stagliano spesso e volentieri dei virtuosi assoli jazz. “The Wind Through The Cedar Tree” cambia un po' la situazione: il pianoforte è protagonista e solista, in un susseguirsi di arpeggi dolce come una carezza. I colleghi tornano alla carica poi con “Medi Dance”, che insiste ossessivamente su un inciso ritmico.

“Na Na Na” prosegue l'ipnosi facendo venir voglia di ballare, mentre “Shadows of Flowers on my Wall” è un brano oscuro e riflessivo, dove le note di violoncello sono strofinate con molto vibrato, su un incedere lento delle percussioni e arpeggi mesti del piano. È anche il brano più lungo (9:13), e solo nella seconda metà aumenta l'intensità, un crescendo drammatico.

Il violoncello è anche il protagonista del brano di chiusura, “L'Hombre qui passe”, accompagnato ad note di pianoforte riverberatissime. “L'Antidote” dell'omonimo trio coglie e restituisce tutte le sfumature emotive possibili, dal divertimento, al fascino alla tristezza. E grazie all'assenza di parole, fa trascendere quello che provano gli ascoltatori. Emozioni comprensibili a ogni latitudine e longitudine, da questo trio iraniano – libanese – albanese! (Gilberto Ongaro)