recensioni dischi
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IKI  "Iki"
   (2025 )

Nella preistoria, quale sarà stato il primo strumento musicale? Chiaramente dev'essere stata la voce, prima intesa come mezzo di comunicazione, e a un certo punto di espressione, scevra ancora da qualsiasi intonazione e cura del suono.

E il secondo strumento musicale? Molto probabilmente una percussione, trovata nel gesto di battere un oggetto e trovando il rumore emesso piacevole, ancora scevro dal concetto di ritmo.

Il duo IKI, composto da Isabelle Duthoit alla voce e da Anthony Laguerre alla batteria, con il loro omonimo album uscito per Sérotine Records, ci dà la possibilità di immaginare come potrebbe essere stata una primissima esibizione di ominidi che volessero fare qualcosa che assomiglia al suonare.

È un lavoro selvaggio. Le urla ancestrali di Duthoit sono ruggiti, acuti lancinanti, versi gutturali, e ogni tanto piccole note cinguettate come una tortora, seguito da grida scimmiesche. Le emissioni vocali sono accompagnate dal rullo di tamburi e sfrigolio di piatti rapidissimo e aritmico di Laguerre.

Penso che non tutti avranno la stessa reazione, di fronte a questo ascolto. C'è chi si rotolerà dalle risate, chi si spaventerà sentendosi minacciato/a; e chi invece, forse, si sentirà intimamente e interiormente rappresentato/a da queste urla, vivendole come una catarsi liberatoria. Dipende dal proprio vissuto. In momenti diversi di questa mezz'ora di performance divisa in quattro fasi, si possono provare tutte e tre le emozioni.

In fondo siamo animali, no? L'intelletto e la coscienza ci si sono sviluppate forse per caso, come un (crudele) scherzo dell'evoluzione. Forse era meglio non rendersi conto... Ma l'istinto e il corpo tangibile ce li abbiamo tutti, e questi vengono inevitabilmente toccati dall'esibizione degli IKI, a prescindere se uno si infastidisca, si diverta o si emozioni. Nessuno, credo, riesce a restare indifferente. Ora scusate, devo uscire a cacciare qualche cinghiale. (Gilberto Ongaro)