recensioni dischi
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GLYDER  "Glyder"
   (2006 )

La stampa britannica, sempre pronta a sostenere le formazioni di casa e del circondario, pare riponga aspettative elevate verso questi Glyder. In effetti quando si ricevono pubblici elogi da gente come Hawkwind e Annihilator senza aver ancora pubblicato nulla, ma soprattutto quando per produrre il disco d'esordio di una band sostanzialmente sconosciuta si scomoda un personaggio come Chris Tsangarides (Ozzy Osborne, Judas Priest, Black Sabbath, Thin Lizzy), è inevitabile che la critica ed il pubblico drizzino subito le orecchie. Inoltre i Glyder sono irlandesi, ed ogni volta che si tira in ballo la verde nazione il pensiero corre subito in due precise direzioni, entrambe di grandissimo effetto: U2 e Thin Lizzy. Canzoni rock semplici e pulite, melodiche ed orecchiabili ma senza rinunciare ad una marcata venatura ruvida, sicuramente più adatte ai palati fini e magari anagraficamente maturi piuttosto che ai cacciatori di sensazioni forti. Una discreta varietà di soluzioni che talvolta punta sull'andamento hard con buone dosi di energia, vedi la robusta "Colour of money" o il tiro svelto e grintoso di "Saving face", mentre in altri momenti si ammorbidisce in forme più americaneggianti da adult-rock, con risultati più ordinari ed un po' scolastici quali "Pretty useless people" o "You won't bring me down". In sintesi un'album rock dignitoso ed onesto, con qualche spunto valido ed interessante ed altri meno, ma sicuramente nulla che faccia gridare al miracolo. Molto probabile che i Glyder ottengano successo in patria, grazie proprio alle caratteristiche che li identificano come lontani eredi di una tradizione ancora viva e sentita dalle loro parti.