BRIGHDE CHAIMBEUL "Sunwise"
(2025 )
Brìghde Chaimbeul è tornata, con la sua cornamusa scozzese a mantice e la sua drone music celtica. L'avevamo incontrata due anni fa, col suo album “Carry them with us”, e già aveva incantato con le sue scelte dilatate.
Ora, con “Sunwise”, uscito sempre per GlitterBeat Records, Chaimbeul estremizza ancora di più la dilatazione, soprattutto nel brano di apertura.
L'album si avvia con la traccia “Dùsgadh / Waking”, che è un unico bordone di oltre nove minuti, dove in maniera gradualissima e quasi impercettibile, Chaimbeul aggiunge, toglie e modifica note, ma senza che uno se ne possa accorgere: è continuo il flusso di una sovrapposizione di note che si distanziano tutte per quarta, creando un'atmosfera mistica.
Solo dopo 6 minuti, la musicista decide di aggiungere una melodia a questo incanto sonoro. Noto che in questa melodia, Chaimbeul evita accuratamente di toccare la terza dell'accordo, così non si sa se è maggiore o minore. Resta su settima, sesta e nona, o quinta e prima. Questa cosa accade anche nell'inciso di “A' Chailleach”, che le dona una certa solennità.
A metà del brano, Chaimbeul fa sentire la voce. Il crepitio delle fiamme apre “Kindle The Fire”, raggiunte presto da un vento floydiano. Sono quaranta secondi ambient che introducono la successiva traccia, dal titolo inequivocabile “She Went Astray”. Qui la voce canta con più convinzione un testo rapido come una filastrocca, ripetuto su un unico accordo anche qui formato da tre note distanti una quarta.
Con “Bog an Lochan”, la musicista parte con un ritmo dritto e veloce, intonandoci una melodia che ancora evita le terze. Quelle ce le concede finalmente solo in “Sguabag / The Sweeper”, in tonalità maggiore. Ma la cosa che si nota di più è la tendenza alla reiterazione ossessiva delle formule, con cambiamenti minimali che si sentono nello scorrere del brano, dove inoltre il suono si apre.
Sembra l'unico brano che invita a danzare, ma il suono viene gradualmente sommerso da un riverbero. Con “Duan”, la cornamusa è inserita in uno spazio aperto, e la traccia, dal sapore di speranza, viene chiusa dalla voce del padre di Brìghde, Aonghas Phàdraig, che recita una poesia druidica.
Infine, l'album è chiuso da una traccia dove Chaimbeul canta all'unisono sulla melodia suonata con la cornamusa: “The Rain is Wine and the Stones are Cheese”, un minuto frenetico intitolato con questa surreale e gustosa immagine, con la pioggia di vino e le pietre di formaggio.
Il folk sperimentale di Brìghde Chaimbeul mantiene intatto il suo fascino. (Gilberto Ongaro)