MIMMO LOCASCIULLI "Dove lo sguardo si perde"
(2025 )
Nel 2024, accanto a Edoardo Bennato, Samuele Bersani e Teresa Parodi, il cantautore Mimmo Locasciulli ha vinto il Premio Tenco alla carriera. Quest'anno è uscita per HOBO “Dove lo sguardo si perde”, raccolta di dodici canzoni prese dalla sua discografia, rivisitate per pianoforte e orchestra.
È un'occasione per riscoprire le delicate parole di Locasciulli, in questa selezione di pezzi d'amore. Gli arpeggi morbidi del suo pianoforte e il calore dell'orchestra vestono i brani di ulteriore tenerezza, già espressa da questo mondo fatto di fumo, nuvole e di “lontano”, la parola più ricorrente, avverbio tipico della malinconia e della nostalgia, assieme a “tempo” e “vento”.
È un sognatore, Locasciulli, uno di quelli che ancora crede alla poesia del quotidiano: quasi sembra cozzare con questi tempi cinici e violenti. Ma forse in realtà faceva lo stesso effetto nel 1975, suo anno d'esordio: aprire questa raccolta con “L'amore dov'è”, iniziarla andando a letto per sfidare la durezza della realtà, comunica che qui c'è un riparo, un rifugio. “Quando spengo la luce mi ritrovo a volare nel buio, mi lascio portare dal vento attraverso quartieri e città”.
Tutto vola, per Locasciulli. Vola lui, volano “le ombre come farfalle impazzite” nel caminetto acceso in “Benvenuta”, vola lontano anche una campana, nascosta “Dietro la faccia delle persone”, canzone che vuole smascherare le brutte espressioni che indossiamo come autodifesa in città, per trovarci nascosto “un esercito intero che combatte e resiste”, mentre lui in testa ha un sassofono, come canta in “Tutto bene”, canzone che sotto una sottilissima ironia, fa intendere che non va proprio tutto bene.
Non va tutto bene ma lui è un grande attore: è la sua dichiarazione d'intenti, la volontà di trovare nella musica una benda per le ferite. Anche se la realtà affiora qua e là, con uno sguardo disincantato ma che mai si lascia andare alla rassegnazione, come in “Cara Lucia”: “Ho centomila parole e non me ne viene nessuna (…) quanto tempo è passato, siamo rimasti indietro e il resto se n'è andato, con tutte le grandi cose che volevamo fare, che abbiamo messo in tasca e poi dimenticato. Cara Lucia, che cosa ci vuoi fare, siamo cani di strada, e nuvole in mezzo al mare, voci da lontano, spine nella mano, treni che nella notte non si incroceranno più”.
La gentilezza gli resta nelle parole anche quando racconta un rapporto occasionale, o comunque che non era destinato a durare, in “Quello che ci resta”: “Sarà un giorno senza vento, guarderò dalla tua parte. Non ti sveglierò se dormi ancora. Prenderò le mie valigie, le mie armoniche, i miei libri, punterò in un'altra direzione. Quello che ti lascio è il tempo speso bene insieme, un sogno consumato forse troppo in fretta. (...) Quando il vento avrà spinto la tua vela dietro all'orizzonte, coglierai ridendo la mia rosa. Dietro alle tue spalle la barriera di corallo avrà perduto il senso della sua esistenza”.
“Cercami” mantiene lo stesso mood emozionante anche per parole che si mostrano ben più giocose, come un rincorrersi tra innamorati: “Cercami, io sto fuggendo, tu inseguimi, e prendimi, legami, o non mi avrai. Cercami, portami indietro e rilasciami, e assolvimi ma anche se sono colpevole. E credimi, c'è un'innocenza plausibile nella natura degli uomini, siamo angeli fragili”.
“Dove lo sguardo si perde” è un panorama di canzoni che fanno sospirare, un po' per le immagini romantiche evocate, un po' per il loro contrasto fortissimo con quello che c'è intorno oggi, come moda e come cronaca. Chissà, forse ha ragione Locasciulli: l'artista deve portare il pubblico dentro il suo mondo, non il contrario. Se cercate un posto per una poesia del quotidiano, una fuga dalla volgarità, potete ripararvi sotto il suo ombrello... ovviamente volante! (Gilberto Ongaro)