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STONA  "Ci faremo bastare i ricordi"
   (2025 )

L’eleganza scritturale, fusa con la grande arte poetica, è qualcosa che può essere studiata a tavolino?

Non penso, perché stiamo parlando di grandi capacità, che puoi esprimere soltanto se le avverti dal profondo dell’animo, per poi riversarle con inchiostro sincero e spontaneo.

E’ da circa sette anni che il cantautore piemontese Stona (Massimo) mi trasmette tal sensazione appagante, evidenziata sin dagli albori del primo album “Storia di un equilibrista” e continuata col successivo “E uscimmo infine a riveder le stelle”, fino al recente “Ci faremo bastare i ricordi”, guarnito di 11 brani raffinati e lodevoli di attenzione.

Per coloro che finora (ahimè!) non siano venuti a conoscenza di Stona, oggi è il loro giorno fortunato, sempre che siano alla ricerca di ascolti di qualità. E, come antipasto dell’album, Stona porge la toccante “La resistenza”, che fa sgorgare all’istante la commozione lungo la pelle come “Uragani” (singolo di lancio), che impattano sulle nostre vite senza che ci rendiamo conto delle conseguenze che comportano.

Sebbene, con “Confucio” e “La pioggia che passa dal tetto”, Stona prosegua con linee soffuse ma di gran classe, non disdegna poi di intermezzare con le belle acustiche strumentali di “Underdog” e “Il pittore”.

Tra pop e graffietti rock, attacca “Puntine” pesando anche “7 kili di sale” sulla bilancia dell’efficacia cantautorale. Un velato effluvio di jazzy-pop svetta nell’atipica “Asparinu”, mentre per calare degnamente il sipario dell’opera, Stona si siede in solitaria sul pianoforte per emozionarci ancora con la malinconia sognante di “Altaluna”.

Con “Ci faremo bastare i ricordi” il cantautore alessandrino raggiunge quel picco autoriale che più volte ha sfiorato in precedenza ma, purtroppo, nello scenario musicale di oggi, l’unica cosa che… “stona” è la cecità dei discografici, obnubilati completamente dal sordido affare modaiolo.

Una vergogna che grandi cantautori come Stona siedano ancora in panchina… (Max Casali)