recensioni dischi
   torna all'elenco


POSTE 942  "#Chaleurhumaine"
   (2025 )

Le canzoni francesi sono sempre zeppe di accordi minori, quindi le amo per default: è una questione di indole crepuscolare, cose così.

Quindi: grande stupore quando in “Seul”, opener di “#chaleurhumaine”, nuovo album su label Beer Bear Boar dei Poste 942, quintetto non di primo pelo originario di Tourves, di accordi minori, e intendo di quelli belli pieni e rotondi, ho faticato a scovarne, ed ero anche un po’ deluso: è rock robusto e ruvido, ho pensato, e ci sta che sia declinato in maggiore, però i Dèportivo, gli Eiffel, i Luke, gli Indochine e i Noir Desir i minori li usano tantissimo.

Poi, per fortuna, da lì in avanti le cose hanno iniziato a girare per il verso giusto, ed è stato tutto un trionfo di minori, sparsi come cocci aguzzi di bottiglia su strati di elettricità disturbata, fisica e muscolare, proprio alla maniera degli immarcescibili coniugi Humeau, una gran bella botta di energia grezza che picchia e martella senza requie.

Compatto, teso e tiratissimo a tratti, procede squadrato e veemente, sospinto da una bella sezione ritmica centrata e solida, senza fronzoli né derive cervellotiche. Semplicemente rock, quello tosto che purtroppo non si usa più, con le due chitarre, il basso e la batteria, nessun effetto, zero elettronica. Suonano Bruno Pradels, Sébastien Mathieu, Ludovic Favro e Patrick Drd Durand; canta Virginie, la cui voce stentorea e graffiante, vero atout dell’intero lavoro, svetta imperiosa e carica su questo bel lotto di canzoni potenti, vigorose, martellanti.

Dodici brani per quarantacinque minuti serrati e frenetici segnano il perimetro di un album che non conosce flessioni, pause, incertezze: brillante ed ispirato, mette in fila con nonchalance ganci, ritornelloni, riff, in un tripudio inesauribile di idee e creatività. Spiccano, tra le altre, le cavalcate impetuose di “La Gorgone” e “La Ligne”, la micidiale accoppiata formata dalla title-track e dall’hard blues sporchissimo de “Le Souffle”, la melodia incisiva di “Fada Fighters”, la conclusiva “Saint Esprit”, che riporta tutto a casa su un battito incalzante e focoso, marchio di fabbrica di una band dall’approccio diretto, frontale, urgente. (Manuel Maverna)