SIMONE GALASSI "Simone Galassi"
(2025 )
Sono molto più propenso ad avvicinarmi all’analisi di lavori che nascono dall’umiltà, autentica forza per un artista che non se la tira anche quando ne avrebbe tutto il diritto.
Pensate, per esempio, ad un grande chitarrista come Simone Galassi che, per 30 anni, ha collezionato e pestato non so quante tavole di palco per giungere solo ora all’album omonimo di debutto.
Ed è più che lecita la sua esigenza di uscire con 10 brani inediti, che sono la summa esperenziale di quanto suonato e vissuto in giro per mezzo mondo.
Le linee stilistiche dell’album s’ispirano alla gloriosa storia fatta di Hendrix, Who, Gallagher, Cream, Zeppelin, e molto altro che vi lascerò il piacere di scoprire con, al centro, ovviamente la sua virtuosa guitar che si evidenzia già in “These chains”, “I have to tell you” e “I’ll never”, tanto per gradire un antipastino succulento di vibrazioni.
Sebbene la voce di Simone non sia quella che fa spaccar bicchieri, è importante sottolineare il suo ardore passionale che lo porta a fare centro anche nella rocciosa “95”.
Per tirare il fiato, sfodera poi le power-ballads “Since you’re gone”, con svisatine di keyboards vintage, e “Shooting stars”, dalla condotta classicheggiante.
I ruggiti della sei corde riprendono con l’ardente “Damnation”, e pure con “Hazy nights”, che sfavilla di accenti grunge-blues, tipici dei Stone Temple Pilots.
No, signori miei, non siamo fuori strada, perché se il Nostro ha voglia di mostrar grinta anche con ritmi decelerati, pensate che le good vibes non ci siano più? Non diciamo fesserie!
D’accordo, riprendiamoci la tradizione dei ‘70’s e banchettiamo tutti insieme nel gran desco del blues-funk, condito a meraviglia dal chitarrista modenese che, insieme al pregiato collega bresciano Carlo Poddighe, ha modellato un esordio cangiante, carico di quel sound di cui si sentiva la forte mancanza.
Grazie Simo! E, soprattutto, bravo! (Max Casali)