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CEMICAN  "U k'u'uk'ankil mayakaaj"
   (2025 )

Cemican, band messicana nata nel 2007 a Guadalajara, torna dopo sei anni con il suo quarto album, pubblicato il 31 ottobre 2025 da M-Theory Audio.

Il titolo, in lingua maya, significa “Resistenza Maya”, e racchiude l’essenza del progetto: unire la potenza del metal con la spiritualità e il misticismo delle culture preispaniche, in particolare quella maya.

Il disco è un vero rituale sonoro che esplora la dualità vita-morte, rendendo omaggio agli dei e alle cosmogonie ancestrali. Il sound è una fusione di folk metal, death metal, elementi thrash e passaggi progressive, arricchiti da strumenti preispanici (flauti, caracolas, tamburi rituali, addirittura ocarine...) e cori epici.

Questa combinazione crea atmosfere cerimoniali, oscure e potenti, che ricordano lavori come ''Roots'' dei Sepultura o ''Rituals'' dei Rotting Christ, ma con una forte identità mesoamericana.

Il disco presenta una notevolissima originalità culturale, con testi in spagnolo e maya, strumenti tradizionali e tematiche mitologiche. Va sottolineata anche la ricchezza sonora: flauti e percussioni dialogano con riff aggressivi e growl, creando un contrasto affascinante.

Ascoltatevi "Kukulkán Wakah Chan", con la sua apertura rituale, potente e cinematografica, "Viaje Astral del Quetzal de Fuego", una lunga suite con transizioni fluide tra tribalismo e metal estremo, e pure "Yóok ‘ol kaab Maya", riuscita unione di riff killer e melodie ancestrali.

In oltre un’ora di musica si nota un suono volutamente “sporco”, con le chitarre talvolta addirittura coperte dagli strumenti etnici. “U k’u’uk’ankil Mayakaaj” è un album ambizioso e unico, che trasporta l’ascoltatore in un viaggio rituale tra il metal moderno e le radici mesoamericane.

Non è certamente un disco “easy listening”: richiede attenzione e apertura mentale, ma ripaga con un’esperienza sonora epica e culturalmente significativa. Consigliato a chi ama il folk metal sperimentale, le atmosfere tribali e le contaminazioni audaci. (Andrea Rossi)