ALBERTO BAZZOLI "Azzurra"
(2025 )
Diplomato in Pianoforte Jazz presso il Conservatorio Frescobaldi di Ferrara, Alberto Bazzoli è noto al pubblico soprattutto come tastierista dei Baustelle (dal 2021) e come membro fondatore della band Superpop (dal 2020) con la quale, insieme a Gianni D’Amato, accompagna in stile disco ‘70 gli eventi dei più prestigiosi brand di lusso (Gucci, Valentino, Etro, Armani ecc.) e contribuisce all’atmosfera di esclusive feste private (“private parties”) nelle principali capitali europee.
Alberto è cresciuto a Forlì ed è nato a Bologna nel 1990, anno di svolta nella storia del nostro continente, quando il capitalismo ha esteso la sua area d’influenza anche nei Paesi est-europei, entrando in una fase accelerata del suo declino. Com’è naturale che sia, il giovane musicista si ricorda con nostalgia il periodo della propria infanzia, quando “i rituali della civiltà borghese” – come li ha chiamati in un’intervista rilasciata per Italy Segreta – erano ancora vivi e “pieni di fascino e significato”.
Il mondo immaginario che tali “rituali” hanno costruito nella memoria emotiva dell’artista forlivese ha stimolato la sua creatività come compositore, facendolo incidere i suoi primi due album di brani inediti da solista: “Missori” (novembre 2024) e il presente “Azzurra”, in uscita il 21 novembre 2025. Entrambi sotto l’etichetta Icaro Musica, composti e arrangiati da Alberto Bazzoli e prodotti da Fabrizio Martina, aka Jolly Mare.
Notiamo una struttura molto ben definita dei due dischi, quasi una simmetria, il che fa pensare all’aspirazione dell’autore verso l’armonia e l’equilibrio, ma forse anche a una sorta di malinconica e rassegnata stanchezza esistenziale…
Tutti e due sono dei concept album, una specie di racconti musicali di storie di tempi ormai tramontati (anni ‘70-’80 del secolo scorso), in cui per mezzo di arrangiamenti strumentali vintage e di linee melodiche “di allora”, l’ascoltatore è invitato a immergersi in un’atmosfera nostalgica, onirica e spesso attraversata da ombre grigie.
“Missori” prende il nome dall’omonima piazza di Milano e presenta la storia di un impiegato (uno annoiato e al contempo appagato dalla sua vita ripetitiva; niente a che vedere con l’impiegato di De André), mentre “Azzurra” ci propone un viaggio immaginario nei luoghi lussuosi della Costa Azzurra, a cui l’autore è molto affezionato.
Ciascuno dei due dischi è formato da otto brani strumentali, disposti in gruppi da quattro su ognuno dei due lati e identificati con i codici A1, A2, A3, A4, B1, B2, B3, B4… E in entrambi, a ognuno degli otto brani corrisponde una precisa fotografia suggestiva scattata dal fotografo Dave Masotti (a Milano, rispettivamente nella Costa Azzurra) e posizionata nella galleria foto in un luogo analogo a quello occupato dalla rispettiva traccia sul disco.
C’è una netta differenza tra la suggestione musicale creata nel 2024 dai brani di “Missori” e quella suscitata ora, un anno dopo, dalle composizioni presenti su “Azzurra”: se “Missori” faceva rivivere la sensazione, per molti di noi familiare, della quotidianità lavorativa (ed è significativo in tal senso l’ironico brano “Tran tran”), “Azzurra” ci trasporta nella realtà di una vita oziosa e di conseguenza più aperta al sogno, all’intimità e ad un dolce disordine.
Ciò si evince già dall’ascolto della prima traccia, intitolata “La cura del sole”, in cui con tanto di vibrafono, chitarra e sintetizzatore viene evocata una giornata di relax sul bordo di una piscina. Il tema ritmico e melodico ricorda forse le colonne sonore create dal compositore Stelvio Cipriani, in particolare “Relax in the swimming pool” facente parte del film “La mano spietata della legge” (1973).
Siamo poi trasportati in un posto selvaggio dove tra scogli e capanne ci tiene compagnia il brano dal titolo “Cabane” (in francese, per sottolineare meglio l’immagine del “beau monde” e per differenziarla da una semplice capanna). La composizione ha una struttura A-B-A: inizia e finisce con un tema acquatico lento simile alle musiche di Vangelis, mentre in mezzo si susseguono dei passaggi esotici più ritmati e danzanti. Sonorità di strumenti antichi, come la spinetta e il cimbalom, creano un’atmosfera sognante ricordando che acqua e aria sono eterne, a prescindere dal periodo storico e dai ceti sociali.
Brani altrettanto vicini alla natura che trascende il tempo e le civiltà sono “Acanto” e “Grotta blu”... “Acanto” si riferisce all’infiorescenza dell’acanto, rappresentata anche nella corrispondente fotografia abbinata al disco, e viene definita dal suo autore “melodia d’amore”. Anche qui è presente il vibrafono che imprime una nota anni ‘70, mentre i suoni di clavicembalo e string machine riportano la sensazione rassicurante caratteristica della musica preclassica e barocca. La pianta dell’acanto, tra l’altro, è simbolo dell’immortalità e delle belle arti, ed è raffigurata in alcuni elementi architettonici importanti della città natale del musicista.
“Grotta blu”, invece, impressiona per il suo carattere sintetico… Già, è un brano fatto con il sintetizzatore! In poco più di un minuto, l’ascoltatore sperimenta un groviglio di sensazioni uditive che stimolano l’immaginario visivo verso il mondo immerso sott’acqua. Nella “rumoristica” ci sono varie sorprese, tra cui per ora sveliamo il suono delle bolle d’aria subacquee.
Tutto un altro carattere hanno i brani “Grand Hotel” e “SL Pagoda”, che abbandonano il senso d’eternità indotto dal contatto con la natura e mettono in risalto il cemento degli edifici di lusso e la transitorietà delle vite umane che vi risiedono.
“Grand Hotel” è un swing, un tema jazz per vibrafono e organo, nel quale ogni tanto si sentono rumori di risate agonizzanti. L’impressione generale è probabilmente quella di un incubo in cui compare una “private party” dei fantasmi e le caratteristiche del brano ricordano senza dubbio “Money” dei Pink Floyd e forse qualche colonna sonora di Lallo Gori.
“SL Pagoda” è uscito il 17 ottobre 2025, anticipando di un mese il disco. Il titolo tradisce la passione dell’autore per le auto sportive e il tema musicale (“reggae rock”), realizzato con sintetizzatore, chitarra elettrica e batteria, è formato da alcune melodie ripetitive e molto semplici, quasi infantili, che probabilmente vogliono esaltare l’idea di una gioventù prolungata e spensierata.
La title track, “Azzurra”, viene descritta come una “mysterious theme” ed ha, infatti, una sua aura di mistero… non soltanto per via dell’abbinamento sonoro, ma anche per quanto riguarda la fotografia che le corrisponde: niente mare o cielo azzurro, bensì un intrigante dettaglio che sembra appartenere
a un ingresso in un edificio. Chissà se Azzurra è in realtà il nome di una donna…?
Conclude l’album “Nei tuoi occhi c’è un mare profondo”, uscito come secondo singolo il 7 novembre 2025. Descritto come “psychedelic rock” e realizzato con chitarre distorte e tastiere, il brano viene completato dalle immagini visive di due occhi senza un corpo e persino – nella foto di Dave Masotti – da elementi architettonici presenti su un cancello, che soltanto creano l’illusione di vedere due occhi. Torna anche qui il ricordo, presente nella traccia iniziale, delle colonne sonore di Stelvio Cipriani, in un tema melodico che richiama alla memoria “L’anonimo veneziano” (1970).
C’è da aggiungere che, oltre all’attività musicale, Alberto Bazzoli ha anche fondato nel 2024 la sua linea di abiti sartoriali maschili su misura per clienti selezionati dell’industria, ispirati al proprio aspetto anni ‘70. Così l’artista fa di sé stesso un manifesto vivente di resistenza contro i modelli di look maschile attualmente in voga, spesso lontani dal concetto universalmente valido di bellezza.
Amanti del vintage italiani e non, se ancora state cercando il vostro luogo nel mondo, da ora in poi non lo dovrete più cercare. (Magda Vasilescu)