recensioni dischi
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PAUL ARCHER  "Art"
   (2025 )

Dopo una carriera lunga decenni e un’intensa attività discografica con diverse formazioni, tra cui i Burning Codes, il nordirlandese Paul Archer pubblica finalmente un album con il proprio nome.

Il disco si intitola “Art”, è uscito su vinile ed è stato proprio “pensato” come un vinile: il lato A è stato registrato a Leeds e mostra un’impostazione marcatamente alternative rock, il lato B, registrato invece a Belfast, si avventura in territori cosmic soul.

Il titolo e la copertina si legano inoltre profondamente all’Archer pittore espressionista astratto, con l’obiettivo dichiarato di far dialogare arte visiva e musica.

A fare da collante fra le diverse anime del disco, c’è una certa componente melodica, pressoché sempre riconoscibile in entrambi “i lati” dell’album, a partire da una “Heavy Soul” infarcita di motorik e di influenze anni Sessanta e Settanta.

Se nella sua prima parte “Art” sembra rappresentare il punto di contatto tra rock d’influenza classica, kraut e psichedelia, i minuti successivi si fanno più morbidi ed evocano i Velvet Underground.

La transizione fra l’alt rock e il cosmic soul è piuttosto netta e non prevede passaggi morbidi, un aspetto che rischia di diventare problematico per quanto concerne l’ascolto su piattaforme digitali, ma che esalta la coerenza e il coraggio della scelta.

All’alba di una nuova fase della sua carriera, Paul Archer confeziona un album maturo e dalla forte identità: non sempre facile, ma indubbiamente affascinante. (Piergiuseppe Lippolis)

https://paularcherofficial.com/