DELTA V "In fatti ostili"
(2025 )
Gradito ritorno quello dei Delta V, band che da trent'anni è attiva nella scena underground, ma ogni tanto anche nell'overground. Ricordo bene “Un'estate fa”, singolo di successo del 2001, cantata da Gi (Georgeanne Kalweit), e la cover di “Prendila così” di Battisti del 2004.
La realtà dei Delta V, il cui nucleo è quello di Carlo Bertotti e Flavio Ferri, è costellata da un andirivieni di cantanti diverse, ma resta stabile il sound elettropop. Dal 2017, la voce dei Delta V è Marti (Martina Albertini), e con lei esce il pensieroso album “In fatti ostili”, distribuito da Universal Music Italia.
In queste canzoni, Marti canta fluviali flussi di coscienza, sopra il sound algido della band. Milano, l'esistenzialismo, il consumismo, i vegani, le disillusioni, la polizia, Dio, le astronavi, ricordi scolastici. Sono molte le immagini evocate, in maniera caleidoscopica.
La musica è pensata per agevolare il flusso: alcuni ritornelli ci sono, ma la sensazione generale è che i brani siano costruiti per essere un tutt'uno in divenire, dall'inizio alla fine, senza crescendo. I molteplici stimoli testuali arrivano accompagnati da melodie semplici e strette.
Amore e politica si mischiano, come ad esempio in “Nazisti dell'Illinois”: “Fare i conti col proprio passato, con tutte le volte che non ho votato, dove non ti ho parlato”. Anche se il focus di questo pezzo è accanirsi sul povero disk-jockey: “Leggi le classifiche, brucia le classifiche, non accontentarti mai, al limite spara al DJ”.
Ovviamente questo DJ è una figura simbolica, è colui che decide cosa devi ascoltare e cosa no. Meno simbolico è il racconto del capoluogo lombardo in “Regole a Milano”: “A me lo yoga fa male, ho l'ansia che sale, esisto solo quando sto male, se devo lottare, ballare la notte crepare di giorno, cercare l'amore trovare un film porno, e convertirsi al futuro, alla cucina vegana, ai grattacieli alle week, ad una fede pagana”.
Marti dà spazio alla critica: “Detesto intimamente ogni forma di negazionismo, ogni ombra di ignoranza nelle parole della gente” (“La disciplina del nulla”); “Il paese dove vivo è nato male, la mentalità di un pesce che vive in un canale, che non sa cos'è il mare” (“San Babila ore 20(25)”).
Ricordi di Kubrick compaiono almeno due volte, nel titolo “Provincia meccanica”, e in “Wendy”, dove sono cantate quasi in maniera identica alcune battute di Jack Torrance in “Shining”: “Wendy, tesoro, luce della mia vita, non ti farò mai del male, devi farmi parlare. Non serve più aspettare”.
Anche questo non lo fa per fare la cinefila: Marti scorre tra i ricordi per giungere a una riflessione politica (nell'accezione più alta del termine), per fare un paragone tra cosa pensavamo di essere e cosa siamo diventati. Alcuni versi di canzoni diverse sembrano comunicare, come: “Le scuole chiuse sui viali alberati, assomigliare agli studenti che siamo stati” (“Wendy”) e “Aspettavamo il 2000 pensando di avere le chiavi del mondo” (“Essere migliori”). Già, come dimenticare l'eccitazione della novità di Internet, dell'avvicinare ogni distanza...
In “Panico”, la voce descrive una situazione ansiogena, e la voce di Marti è doppiata dal vocoder. Divertente leggere l'ultima traccia con la band accanto: Delta V – I raggi B. “I raggi B” è uno strumentale dalla suggestiva sequenza di accordi, tra arpeggiatore, cori mistici e assolo di chitarra melodico. Questa fa il palo con la canzone di apertura, “Essere migliori”, assieme a voci degli astronauti.
I Delta V pongono uno sguardo disincantato alla realtà, cercando però di rappresentarne la via di fuga alternativa ma senza imporne una. Infatti, che sia lo spazio o che sia pregare Dio, Marti le propone tutte, dalla necessità di interessarsi alla politica alla ricerca spirituale. E l'elettronica ci trascina e ci lascia fluttuare tra i suoi vorticosi pensieri. (Gilberto Ongaro)